L'AMERICANO
di Claudio Nizzi
Mobydick
2011, brossurato
160 pagine, 14 euro
Si tratta del quarto, e per ora ultimo, romanzo della serie che Nizzi (sceneggiatore di fumetti tanto noto da non dover essere presentato) ha ambientato nell'immaginario paese montano di Borgo Torre. Immaginario ma neanche tanto, visto che dalla collocazione (Appennino modenese) e dalle caratteristiche architettoniche e antropologiche si potrebbe facilmente individuare in Fiumalbo, luogo natale dell'autore. Il quale però tiene a precisare che, in realtà, ha attinto da più località della sua zona, il Frignano, per dar vita a un piccolo centro che ne fosse la summa. Un po' come ha fatto Ed McBain nei romanzi dell'87° Distretto con la città di Isola, che è Manhattan ma non lo è, insomma (e dato che parlando di Nizzi parliamo del creatore di Nick Raider, il paragone ci sta). Si potrebbe anche citare Andrea Vitali con i suoi romanzi ambientati a Bellano, ma davvero non ce n'è bisogno: le vicende di Borgo Torre sono diverse e originali. Fermi restando il set e alcuni personaggi ricorrenti, ogni romanzo fa storia sé pur nel rispetto di un tipo di narrazione che mescola giallo a commedia all'italiana, con storie di corna, di gelosie, di ripicche, di politica, di interessi e sui intrallazzi che si intrecciano dando vita a una garbata, spiritosa e salace fotografia di uno spaccato sociale dell'Italietta di provincia degli anni Cinquanta. Ad arricchire il tutto, una prosa scolpita con il rasoio: frasi brevi, incisive, senza una parola di troppo e soprattutto con una appropriatezza di linguaggio e terminologia da restare ammirati. "L'Americano" racconta del ritorno a Borgo Torre di Dolindo Cantalamessa, emigrato in America negli anni Trenta e là divenuto proprietario di una fabbrica di biscotti. Insomma, uno che negli Stati Uniti aveva fatto soldi. Apparentemente, Dolindo torna per visitare un vecchio zio e rivedere la tomba della propria madre, Teresa. In paese si scatena un putiferio sotterraneo: un po' tutti pensano a come accattivarsi le simpatie di Cantalamessa per trarne del vantaggio: in particolare, più di un padre e di una madre istruiscono le proprie figlie perché seducano l'italoamericano e si facciano sposare. Ma Dolindo in realtà ha ben altro per la testa: un boss mafioso newyorkese, Tony Costello, lo ha incaricato (dietro minaccia) di una missione: recuperare dalla bara materna, interrata nel cimitero di Borgo Torre, alcuni gioielli razziati dai tedeschi in tempo di guerra e lì nascosti da due soldati americani che se ne erano impadroniti. I due militari erano morti ma la notizia del bottino occultato in quel nascondiglio era giunta fino a Costello che aveva pensato di obbligare il figlio della donna a riesumare il cadavere della madre. Le cose si complicano allorché lo scagnozzo del boss messo al fianco di Dolindo viene ucciso a fucilate e dalla tomba di Teresa Cantalamessa non salta fuori niente. In un vorticare di sottostare nere, gialle e rosa tutto finisce per risolversi e, soprattutto, Dolindo ritrova una vecchia fiamma, Alba, lasciata ai tempi della sua partenza in gioventù. Caro Nizzi: a quando il quinto romanzo?
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