L'OPERA AL NERO
di Marguerite Yourcenar
Universale Economica Feltrinelli
2003, brossurato
304 pagine, 9 euro
Si tratta di un romanzo scritto nel 1968, da cui nel 1988 è stato tratto un film con Gian Maria Volonté nei panni di Zenon Ligre. Zenone è il protagonista di una trama avventurosa, storica e filosofica al tempo stesso, intendendo per "avventura" un susseguirsi di spostamenti, di fughe, di anni passati sotto mentite spoglie in varie regioni dell'Europa rinascimentale, ma con un centro di gravità permanente nelle Fiandre e nella città di Bruges in particolare. E' inutile ricapitolare per filo e per segno le traversie di Zenone, uomo di scienza e di libero pensiero in un'epoca (il Cinquecento) dove la Controriforma mandava al rogo i presunti eretici al pari dei fornicatori, degli omosessuali e degli atei. Preferisco buttare giù di getto qualche considerazione immediata da lettore che ha appena chiuso l'ultima pagina con un groppo alla gola. La prima cosa che mi viene in mente di dover dire è che si tratta di un libro molto bello. Però, per tutta la durata della prima parte, ho proceduto con fatica nella lettura, e sono stato più volte tentato di lasciar perdere per passare ad altro. Mi rendevo conto che la lingua sontuosa e le lunghe dissertazioni filosofiche erano utili e da ammirare, ma i capitoli mi sembravano di una noia mortale. Tuttavia, non ho ceduto alla voglia di smettere e sono andato avanti, venendo ampiamente ripagato. Da un certo punto in poi, la storia è diventata ipnotica e affascinante, pur nella sua lentezza e nella sua assenza di accadimenti clamorosi e di dialoghi serrati. La prosa ricercata, i vocaboli scelti con precisione certosina, l'eleganza formale della narrazione, la ricchezza di particolari nella descrizione di mille sfumature e il ricorso a ricercate metafore, alla fine mi hanno portato a una sbalordita ammirazione per l'autrice, in grado di descrivere la vita quotidiana così come i moti dello spirito e del pensiero di un'epoca così complessa come quella di Filippo II. Chi è, alla fine, Zenone? E' un libero pensatore che non si rassegna a tenere la bocca chiusa celando le sue convinzioni (che non sono neppure blasfeme), e finisce per pagare con una vita trascorsa braccato dal Santo Uffizio, dagli inquisitori, dai filosofi della Sorbona, dai procuratori dei sovrani cattolici. Uno che fino all'ultimo secondo, quando sente la vita sfuggirgli dalle vene tagliate, cerca di riflettere sulle sue sensazioni per approfondire su se stesso i suoi studi di anatomia. Zenon Ligre è un laico guidato dalla ragione in un mondo strangolato dall'irrazionalità delle sovrastrutture religiose che imbrigliano il pensiero della sua epoca, uno che si chiede il perché delle cose, e indaga sui moti dell'animo come sulla meccanica dei fluidi. Un medico che fa della filosofia una ragione di vita, ma non esita ad aiutare una donna, che lo supplica, ad abortire per evitargli di essere uccisa dal marito che, tornando da un viaggio, avrebbe scoperto il tradimento di lei, che cura i ricercati rischiando di finire sulla forca con loro, che consiglia la prudenza a chi rischia l'arresto per una storia d'amore ma che non alla fine si consegna da solo ai suoi persecutori che hanno fatto roghi con i suoi libri, convinto di dover essere coerente con le proprie idee e smettere di nascondersi. Dopo qualche giallo, qualche romanzo di fantascienza, qualche racconto gotico e qualche graphic novel, un testo impegnativo come questo, basato sulle idee che hanno fondato il pensiero moderno (una conquista costata la vita a tanti), è un'esperienza da fare.
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