Stieg Larsson
LA REGINA DEI CASTELLI DI CARTA
Marsilio
2009, brossurato
864 pagine, 21.50 euro
Fatemi prima fare la mia dichiarazione d’amore a Lisbeth Salander, un personaggio straordinario, sfaccettato e potente, raccontato così bene e così bene caratterizzato da farmi credere che esista realmente. Quindi: Lisbeth ti amo, entra nel mio computer quando vuoi.
Terminare una lettura e sentire che in realtà il libro vive di vita propria e convincersi che continui ad evolvere le proprie vicende indipendentemente non solo dal lettore ma perfino dal suo autore è quanto di meglio e di più si può ottenere da un racconto. Le buone storie sono quelle che hanno dei buoni personaggi e la trilogia di “Millennium” dello svedese Stieg Larsson ne ha a decine, oltre a Lisbeth. C’è anche un’altra caratteristica da cui tutti gli scrittori dovrebbero imparare: “Millennium” ha una trama. Anzi, più di una, in verità, come la vita di ognuno di noi. I buoni personaggi di Larsson non si guardano l’ombelico ma agiscono, a volte come motori dell’azione a volte per reazione a quel che accade loro. Capitano dei fatti, sicuramente abbastanza intriganti da essere interessanti da raccontare, ma anche raccontanti in modo così interessante da diventare intriganti più che mai.
Ciò detto, chiarisco subito che “La regina dei castelli di carta” è il terzo capitolo di una trilogia pubblicata in Svezia (un volume all’anno) tra il 2005 e il 2007, composta anche da una prima parte intitolata “Uomini che odiano le donne” e da una seconda intitolata “La ragazza che giocava con il fuoco”. La trilogia è nota complessivamente con il nome di “Millennium”, dal titolo di una rivista la cui redazione fa da centro di gravità permanente agli avvenimenti raccontati. Colpisce il fatto che l’autore non abbia potuto assistere all’enorme successo a livello mondiale della sua saga perché è morto nel 2004 (a soli cinquant’anni, per infarto) e dunque si tratta di romanzi pubblicati postumi. Pare che nelle intenzioni di Larsson i romanzi dovessero essere dieci. Un quarto e un quinto episodio sono stati scritti da un altro svedese, David Lagercrantz, che ha proseguito la serie. Però, questi ulteriori capitoli non reggono il confronto con i primi tre, che per fortuna si possono leggere con un senso compiuto e giungendo a un punto fermo. Per la precisione, “Uomini che odiano le donne” permette una lettura autoconclusiva presentando i personaggi di Lisbeth Salander (una hacker bisex dalla personalità border line e dal passato traumatico che le perseguita anche il presente) e di Mikael Blomkvisk (il direttore della rivista “Millenium”) alle prese con un torbido mistero da risolvere (quello della scomparsa di una ragazza avvenuta trent’anni prima in circostanze misteriose). I due successivi titoli formano invece un’unica storia divisa a metà, quella in cui si svela il passato di Lisbeth e si regolano i conti con il padre, un russo psicopatico, Alexander Zalachenko, ex spia russa protetta dai servizi segreti svedesi. Perciò, non si può leggere “La regina dei castelli di carta” senza aver letto prima “La ragazza che giocava con il fuoco”. Il romanzo infatti comincia esattamente là dove si era concluso il precedente, che in effetti non si era concluso: un complicato groviglio di vicende aveva portato Lisbeth e il padre a cercare di uccidersi a vicenda con il risultato di essersi ridotti entrambi in fin di vita (addirittura, la ragazza viene ricoverata con una pallottola nella testa). Il gruppo di agenti segreti che per anni hanno garantito impunità a Zalachenko cerca di impedire che le indagini portino alla luce del sole tutte le loro malefatte. Mikael Blomkvisk mobilita “Millennium” in difesa di Lisbeth. Si resta intrigati e con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina.
Sarebbe sbagliato etichettare “Millennium” come una saga poliziesca, nonostante ci siano dei casi giudiziari e dei misteri da svelare. Stieg Larsson orchestra una partitura ricca di elementi e punto d’incontro fra generi diversi: storia, politica, giallo, spionaggio, avventura, erotismo. Ma, soprattutto, porta avanti denunce contro la violenza sulle donne, sul neonazismo, sulla corruzione, sul potere della stampa e perfino, ante litteram, sulle fake news; affronta i temi della deontologia professionale, dibatte sulla correttezza politica, esplora da competente le nuove tecnologie e l’universo degli hacker. La sua prosa può sembrare basic per come è immediata ed essenziale, ma in realtà riesce a scavare in maniera efficacissima nelle personalità dei personaggi. E che talento da affabulatore!
Ciò detto, chiarisco subito che “La regina dei castelli di carta” è il terzo capitolo di una trilogia pubblicata in Svezia (un volume all’anno) tra il 2005 e il 2007, composta anche da una prima parte intitolata “Uomini che odiano le donne” e da una seconda intitolata “La ragazza che giocava con il fuoco”. La trilogia è nota complessivamente con il nome di “Millennium”, dal titolo di una rivista la cui redazione fa da centro di gravità permanente agli avvenimenti raccontati. Colpisce il fatto che l’autore non abbia potuto assistere all’enorme successo a livello mondiale della sua saga perché è morto nel 2004 (a soli cinquant’anni, per infarto) e dunque si tratta di romanzi pubblicati postumi. Pare che nelle intenzioni di Larsson i romanzi dovessero essere dieci. Un quarto e un quinto episodio sono stati scritti da un altro svedese, David Lagercrantz, che ha proseguito la serie. Però, questi ulteriori capitoli non reggono il confronto con i primi tre, che per fortuna si possono leggere con un senso compiuto e giungendo a un punto fermo. Per la precisione, “Uomini che odiano le donne” permette una lettura autoconclusiva presentando i personaggi di Lisbeth Salander (una hacker bisex dalla personalità border line e dal passato traumatico che le perseguita anche il presente) e di Mikael Blomkvisk (il direttore della rivista “Millenium”) alle prese con un torbido mistero da risolvere (quello della scomparsa di una ragazza avvenuta trent’anni prima in circostanze misteriose). I due successivi titoli formano invece un’unica storia divisa a metà, quella in cui si svela il passato di Lisbeth e si regolano i conti con il padre, un russo psicopatico, Alexander Zalachenko, ex spia russa protetta dai servizi segreti svedesi. Perciò, non si può leggere “La regina dei castelli di carta” senza aver letto prima “La ragazza che giocava con il fuoco”. Il romanzo infatti comincia esattamente là dove si era concluso il precedente, che in effetti non si era concluso: un complicato groviglio di vicende aveva portato Lisbeth e il padre a cercare di uccidersi a vicenda con il risultato di essersi ridotti entrambi in fin di vita (addirittura, la ragazza viene ricoverata con una pallottola nella testa). Il gruppo di agenti segreti che per anni hanno garantito impunità a Zalachenko cerca di impedire che le indagini portino alla luce del sole tutte le loro malefatte. Mikael Blomkvisk mobilita “Millennium” in difesa di Lisbeth. Si resta intrigati e con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina.
Sarebbe sbagliato etichettare “Millennium” come una saga poliziesca, nonostante ci siano dei casi giudiziari e dei misteri da svelare. Stieg Larsson orchestra una partitura ricca di elementi e punto d’incontro fra generi diversi: storia, politica, giallo, spionaggio, avventura, erotismo. Ma, soprattutto, porta avanti denunce contro la violenza sulle donne, sul neonazismo, sulla corruzione, sul potere della stampa e perfino, ante litteram, sulle fake news; affronta i temi della deontologia professionale, dibatte sulla correttezza politica, esplora da competente le nuove tecnologie e l’universo degli hacker. La sua prosa può sembrare basic per come è immediata ed essenziale, ma in realtà riesce a scavare in maniera efficacissima nelle personalità dei personaggi. E che talento da affabulatore!
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