Raffaella Milandri
IN ALASKA
Ponte Sisto
2017, brossura
150 pagine, 14 euro
Viaggiatrice solitaria, attivista in favore dei popoli indigeni, giornalista giramondo, adottata da una tribù di pellerossa americani, autrice di reportage geografici e antropologici, Raffaella Milandri racconta in questo suo libro un viaggio compiuto in Alaska sulle tracce di Jack London e dei cercatori d'oro lungo il corso dello Yukon ma anche alla ricerca di ciò che rimane delle tradizioni degli Inuit. Ma c'entrano anche i fumetti, dato che nella sua nota finale l'autrice confessa un debito di riconoscenza verso Tex Willer, "personaggio che da bambina ha nutrito i miei sogni d'avventura, alimentando i miei principi di giustizia. La coerenza e la integrità morale dei personaggi dei fumetti bonelliani sono infatti le fondamenta di un mondo romantico dove i protagonisti si muovono su binari di eroica e nobile avventura, e dove gli ideali trionfano. Tex mi ha spinto ai miei primi viaggi tra i Navajos, alle esplorazioni di miniere d'oro, su su fino al leggendario Klondike, dove eravamo in tre: io, Tex e London". La Milandri non racconta di un viaggio con finalità sportive estreme, come discendere lo Yukon in canoa o raggiungere il Polo in slitta, ma fa piuttosto la cronaca di un itinerario alla portata di tutti, sia pure correndo qualche rischio. Lei, di sicuro ha rischiato la vita quando il suo fuoristrada si è piantato nel guado di un fiume, a causa del permafrost in disgelo, e si è trovata da sola, a piedi, a centinaia do chilometri dal carro attrezzi più vicino, con il cellulare senza campo. Colpiscono le messe in guardia più volte ricevute sul pericolo degli orsi (bianchi, grigi e bruni), con tutte le avvertenze nel caso di un incontro ravvicinato: non fuggire, alzare le braccia per sembrare più grossi, oppure fingersi morti rannicchiati in posa fetale, arrampicarsi sugli alberi dato che i grizzly non lo sanno fare ("ma neppure io", confessa Raffaella). Inquieta l'invito ad allontanarsi se solo si vede muovere "qualcosa di bianco", cioè un orso polare. D'altro canto ci sono però i magnifici scenari descritti molto bene, anche se attraversati dagli oleodotti, e gli incontri con le persone, bianche o indigene, con cui l'autrice entra subito in empatia riuscendo a documentate persino la caccia alla balena degli Inuit, che dei cetacei si nutrono (e hanno il permesso di cacciarli). La Milandri affronta il tema del riscaldamento globale e della progressiva perdita di diritti e delle tradizioni delle popolazioni locali. Arricchiscono il libro una sezione fotografica (in bianco e nero) e una guida per chi volesse fare un viaggio del genere. Io, per esempio.
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