DARIO E DIO
di Dario Fo e Giuseppina Manin
Guanda
2016, brussurato
180 pagine, 15 euro
"Esiste?" "No che non esiste". "Sicuro?" "Non c'è, non esiste, non ci credo. Però..." "Però cosa?" "Che invenzione! Come diceva Voltaire, Dio è la più grande invenzione della storia". Questo è l'inizio del libro-intervista di Giuseppina Manin in cui l'autrice colloquia con Dario Fo a proposito di Dio, della Bibbia, della Chiesa, delle religioni e della spiritualità in genere. Dario Fo non è, in questo caso, né blasfemo né dissacrante. Anzi, ammette persino di sentire attorno a sé la presenza di Franca Rame e di sua madre, che lo aiuterebbero a prendere le decisioni giuste. Tuttavia, conduce con acutezza una analisi critica e scettica su quanto ci propone il catechismo, tessendo però le lodi di Papa Francesco e di Don Gallo. Le parti più uggiose sono quelle in cui Fo va fuori tema tirando fuori, per esempio, gli anni delle sue proteste con le basi americane in Italia. Invece, quando tratta di vangeli apocrifi e di antiche tradizioni e leggende, anche di altri popoli e culture, il testo è assolutamente interessante e godibile. Va detto che le ironie sulle contraddizioni e le assurdità della Bibbia sono fin troppo facili: è chiaro che di fronte a Dio che chiede a Abramo di sacrificare Isacco non si può credere che le cose siano andate davvero così e c'è da immaginare che quello sia il modo con cui gli ebrei decisero che non si dovevano fare immolazioni umane alle divinità al contrario di quanto facevano popoli vicini. Però la Bibbia presa alla lettera è davvero assurda (come l'idea che un Dio si possa stancare dopo sei giorni di creazione e debba riposarsi il settimo). La conversazione con Dario Fo è stimolante e gradevole, si legge con piacere.
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