Carlo Rovelli
L'ORDINE DEL TEMPO
Adelphi
2017, 210 pagine,
brossurato, 14 euro
Dopo "Sette brevi lezioni di fisica", Carlo Rovelli (sicuramente uno dei maggiori fisici teorici italiani e forse del mondo) ci consegna un altro aureo libretto con il quale, in poche pagine e senza formule matematiche (se non una, quella su cui si basa il concetto di entropia), smonta la nostra concezione del mondo e ci dimostra quanto sia limitato il punto di vista dell'essere umano sulla realtà delle cose che ci circondano. Quella che soprattutto viene rasa al suolo è la nostra abituale concezione del tempo e del suo scorrere. Siamo abituati a pensare che il tempo proceda in un'unica direzione e a una precisa e immodificabile velocità, quella per esempio per la quale siamo certi di poter dare un appuntamento a qualcuno a un'ora stabilita. La verità è che il tempo scorre a velocità diverse (e con differenze facilmente verificabili) sul pavimento piuttosto che all'altezza del soffitto, perché è subisce l'influsso della gravità. Non solo: non esiste un tempo che consenta di dire "ora" in tutto l'universo e, in ogni caso, tutte le principali equazioni che descrivono la realtà, le leggi della fisica, non prevedono la variante temporale. Sono valide comunque anche in assenza del tempo o con il tempo che scorre indifferentemente in un senso o nell'altro. L'unica legge che prevede un cambiamento unidirezionale e dunque rende valido il concetto di tempo è quella dell'entropia, ovvero del calore che si diffonde dal caldo verso il freddo, il cui moto non può essere invertito. Ma anche l'entropia pare essere un fenomeno, se non locale, quantomeno registrabile soltanto per una scarsità di visione prospettica che non tiene conto dell'infinita complessità di ciò che sfugge al nostro sguardo. Il fatto che ci sia una tendenza al disordine nelle nostre vicinanze non significa che, su scala maggiore, ci sia un ordine diverso. Rovelli conclude ipotizzando che sia la percezione umana a creare il tempo, che non esiste in assoluto. Insomma, la realtà non è come ci appare (per citare il titolo di un altro - ben più ponderoso -saggio del fisico). Personalmente me ne faccio una ragione, tenendone conto ogni volta che qualcuno propone verità assolute.
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