Gianni Fantoni con "Sarò bre" |
E' uscito da qualche settimana un mio nuovo libro. Si tratta di "Sarò bre", edito da Allagalla (160 pagine, 10 euro). E' una antologia di aforismi segue il successo di un’altra, uscita del 2015 con il titolo “Utili sputi di riflessione”: quasi 1500 copie vendute.
"Sarò bre" raccoglie oltre mille aforismi corredati da venti divertenti illustrazioni di James Hogg, con una copertina di Stefano Babini e una prefazione di Tito Faraci (scusate se è poco). Si può trovare in libreria (lì dove c'è, se no non ci sono problemi a ordinarlo), ma anche su Amazon e su altri siti di vendita on line, compreso quello della Casa Editrice (basta un clic qui sotto).
Presentando quella silloge in giro per l’Italia ho spiegato di aver sempre collezionato gli aforismi degli altri, con una predilezione per quelli più cinici e cattivi, e di aver voluto cimentarmi anch’io in un genere che ha attraversato la storia della letteratura fin dalle origini. Già ai tempi del liceo avevo cominciato ad annotare su un grosso quaderno tutte le frasi citabili che incontravo nel corso delle mie letture. Con il crescere della mia biblioteca, è cresciuta anche la mia collezione di libri di massime, che ormai occupa due interi ripiani. Fra questi ci sono i due volumi dei Meridiani Mondadori intitolati “Scrittori italiani di aforismi”, che cominciano raccogliendo testi del Duecento fino ad arrivare al Novecento. Chiaramente, il mio preciso intento è fare in modo di essere contemplato in una eventuale nuova edizione di quell’opera (senza dubbio incompleta senza di me).
Raul Cremona con "Sarò bre" |
Dato che pubblicando in Rete le mie riflessioni, facezie, arguzie e stupidaggini ho finito per avere un pubblico che li apprezza e addirittura le attende o le va a cercare, credo si sia ormai capito, e non serva ribadirlo più di tanto, come tutto ciò che scrivo vada considerato una provocazione, un pungolo, una puntura e non ci siano verità rivelate o tesi propugnate. Anzi, sono gradite le contraddizioni perché dai contrasti nascono i dibattiti e gli arrovellamenti d’idee. Mi piace l’idea che da un concetto, talvolta paradossale, si possano trarre lunghe riflessioni. Talvolta i miei aforismi riescono a mettere a nudo la mia anima, anzi, in certi casi che la scarnificano. Del resto si sa che Arlecchino si confessò burlando. Mi diverte anzi dipingermi peggio di come sono per la soddisfazione di sentirmi dire: “ma no, non è vero che sei così”. E che delusione quando non me lo dicono e temo di essere così davvero. Poiché ai buffoni si perdona tutto, anche le parolacce, mi sono permesso di usarne qualcuna a scopo ludico: tenete però il libro fuori portata dai bambini, mi raccomando. In ogni caso, come scrisse Stan Laurel in una sua poesia, God bless all clowns: Dio benedica i clown. Non è obbligatorio pensarla come me su Dio, Patria e Famiglia per apprezzarne la mia presa in giro che fa parte degli stilemi del genere. Del resto neppure io la penso come me.
Permettetemi di commentare l’illustrazione di copertina opera di Stefano Babini. Si può facilmente intuire come dietro la metafora del messaggio in bottiglia che va alla deriva verso un destinatario sconosciuto si nasconda, e neanche tanto, il concetto stesso di aforisma. Ma c’è dell’altro, un secondo piano di lettura. La bottiglia è in primo piano contro un orizzonte. E il verbo greco horízo, “separo”, è alla base della parola “orizzonte”: in pratica, “aforisma” e “orizzonte” hanno lo stesso etimo. Apó e horízo significano “separo da” ma anche “circoscrivo” e dunque aphorismós vale come “definizione”. L’orizzonte è ciò che lo sguardo circoscrive separandolo dal tutto, e l’aforisma è ciò che poche parole possono contenere in uno spazio limitato. “Ci sono certi scrittori che riescono a esprimere già in venti pagine cose per cui talvolta mi ci vogliono due righe”: così Karl Kraus in Detti e contraddetti (Adelphi, 1992), uno dei miei livres de chevet. Gli aforismi sono una forma d’arte paragonabile alla poesia: ogni singola parola ha un peso enorme e il loro significato va incredibilmente al di là delle dimensioni del testo con cui lo si esprime. Gesualdo Bufalino, del resto, diceva: “un aforisma ben fatto sta in otto parole”. Non ne servono molte di più per colpire immediatamente nel segno con più efficacia di qualunque lungo discorso. Del resto, “quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma”, concludeva il solito Kraus.
ISTRUZIONI PER L’USO
Gran parte degli aforismi di "Sarò bre" sono stati pubblicati sul mio profilo Twitter tra il 2015 e il 2017, anche se alcuni sono comunque inediti. I miei più fedeli lettori (sono certo di averne più di venticinque) potranno divertirsi a scoprire quali. Non importa, anzi è sconsigliato, leggerli nell’ordine con cui li ho disposti. Il modo migliore per fruire del libro è saltare di pagina in pagina passando da un argomento all’altro in modo casuale. Non è necessario essere d’accordo con il senso dell’aforisma per apprezzarne la forma. La suddivisione per argomenti è partita dal principio che le singoli “voci” dovessero essere diverse da quelle contenute in “Utili sputi di riflessione”. Se mai verrà fatta una raccolta complessiva dei due libri avremo così un dizionario completo.
Spero mi si creda in buona fede affermando che si tratta sempre e comunque di farina del mio sacco: se qualche aforisma assomiglia (o addirittura coincide) con qualcosa di altrui, si tratta di un caso. Del resto, le idee sono nell’aria ed è capitato anche a me di vedere attribuito ad altri quel che sono certo aver scritto io.
Un affettuoso ringraziamento va a Stefano Babini, illustratore della bellissima copertina realizzata appositamente per quest’opera, e a James Hogg, mio sodale e complice nelle vignette che da anni ormai pubblichiamo sul “Vernacolire” e su “Enigmistica Più”, autore dei venti disegni che corredano il testo: i lavori di questi due artisti valgono da soli il prezzo del libro. Un grazie particolare all’amico Tito Faraci per la sua prefazione che in alcun modo va considerata un endorsement verso i contenuti dei singoli aforismi, di cui mi prendo tutta la responsabilità. Un grazie anche a Valentina Uccheddu che mi ha aiutato in modo sostanziale nella scelta, nella suddivisione e nell’editing. Se però fossero rimasti dei refusi, e ne saranno rimasti di sicuro, la colpa è soltanto mia. Del resto si sa che la battaglia contro i refusi è pirsa in partonza.
DICONO DI ME
“Un distillato di arguzia e ironia”
(Giuseppe Pollicelli, “Libero”)
“Burattini è approdato a un genere letterario a metà strada fra il frammento e la boutade, nel quale troviamo il singolare modo di scrivere di sé dell’autore”
(Daniela Gori, “La Nazione”)
“Le sue battute hanno bensì un valore intrinseco, ora umoristico, ora didascalico, ora provocatorio, ora corrosivo, ora beffardo e perfino filosofico, ma al tempo stesso sono un esempio colto di questa tipologia di opere, delle quali troviamo disseminata tutta la storia della letteratura: fin dalla Bibbia, e poi Guicciardini, Montaigne, Einstein, e tanti altri, fino a Papini e Flaiano.”
(Gianni Brunoro, “Fumo di China”
La copertina di "Sarò bre" sul tavolo da lavoro di Stefano Babini |
STEFANO BABINI
Stefano Babini nasce a Lugo (RA) nel 1964. Dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna, inizia la sua attività nel mondo del fumetto come inchiostratore per alcune testate erotiche della Edifumetto. Entra in contatto con Hugo Pratt e frequenta il suo studio in Svizzera. Nel 1993 approda alla casa editrice Sergio Bonelli e disegna la storia “Pendolare del tempo”, apparsa sul numero 10 della testata Zona X. Inizia quindi una collaborazione che continua tuttora con la Rivista Aeronautica, per la quale scrive e disegna vari episodi riguardanti la storia dell’aviazione, dando vita a un personaggio proprio, l’aviatore Attilio Blasi. Nel 2001 crea la strip “Mirna” per il settimanale femminile Donna Moderna, in collaborazione con Giovanni Fanti. Realizza le chine per alcuni racconti di Niccolò Ammaniti disegnati da Davide Fabbri e sceneggiati da Daniele Brolli, poi raccolti nel volume “Fa un po’ male” (Einaudi 2004). Nel 2006 entra a fare parte dello staff di Diabolik, prestando le sue matite al prologo e all’epilogo dell’episodio “Gli Occhi della Pantera” (Il Grande Diabolik, 1-2008). Nel 2009 pubblica per Dada Editore il graphic novel autobiografico Non è stato un pic nic!. Nel 2010 esce il suo secondo libro, uno sketchbook sempre per Dada, dal titolo “Welcome bye bye”, che contiene in appendice una storia inedita a fumetti. Collabora al progetto Cinquanta x Cento in occasione del centenario della C.G.I.L., insieme a Vittorio Giardino e Ivo Milazzo, pubblicato da Ediesse. Inizia una collaborazione con la rivista Vanity Fair e nel 2011 pubblica il volume “Cielo di Fuoco” (Dada Editore) che raccoglie le storie uscite sulla rivista Aeronautica. Realizza un manifesto della Turandot e varie copertine di dischi, è ospite di svariate convention fumettistiche e nel 2012 prende parte alla Biennale d’Arte di Venezia. Nello stesso anno realizza un portfolio a tiratura limitata edito da Il Grifo dal titolo "Effe" contenente illustrazioni dedicate alla bellezza femminile. Nel 2013, oltre ad essere ospite in festival del fumetto di mezza Europa, realizza un albo speciale (fuori collana) di Diabolik, occupandosi anche dei testi e della sceneggiatura, intitolato "Colpo alla Little Nemo" (edito dalla omonima galleria d'arte). Nell’estate del 2013, dopo aver preso parte alla trasmissione televisiva Fumettology, crea un nuovo personaggio, Lord Caine e pubblica, con il proprio marchio editoriale Dark Crow, un portfolio a tiratura limitata, dopo aver realizzato il volume edito da Il Grifo dal titolo "Paper Girls". Nel 2015 viene insignito del Romics d’Oro, realizza un racconto sulle Frecce Tricolori e assieme all’amico Lele Vianello pubblica un libro di illustrazioni sui nativi americani dal titolo “Indians” (Dark Crow). Attualmente sta lavorando alla stesura della storia che darà inizio alla saga di Lord Caine.
Stefano Babini |
JAMES HOGG
James Hogg, discendente dell’omonimo scrittore e poeta scozzese del ‘700, nasce a Firenze nel 1964 ed esordisce professionalmente come disegnatore per la “Corrado Tedeschi Editore” di Firenze nel 1987. Oltre a disegnare copertine di libri e dischi negli anni’90 si dedica anche al fumetto sia di genere realistico che umoristico lavorando per “Demon Story”, “L’Intrepido” e “Nick Carter” su testi di Vincenzo Perrone, Adriano Carnevali e Bonvi. Nel 1997 inizia il sodalizio con Massimo Cavezzali sui testi del quale disegna il personaggio di Ava sulle pagine di “Lupo Alberto”, storie libere per “Totem” e vignette per il settimanale “Musica di Repubblica”. Dagli anni 2000 lavora stabilmente come illustratore e fumettista per lo studio E’unidea di Milano. Divide la sua passione per il disegno con quella per la musica scrivendo fin dagli anni Ottanta testi in inglese per svariati gruppi rock italiani che lo porta negli anni a partecipare alla realizzazione di più di venti album di artisti quali: Strana Officina, Sabotage, Death SS, Bud Tribe, Ancillotti, Nuova Era. Recente è la collaborazione come vignettista e disegnatore di strisce con il mensile satirico “Il Vernacoliere” e il settimanale di Cairo Editore “Enigmistica più” su testi di Moreno Burattini. Inoltre ha pubblicato fumetti, vignette ed illustrazioni su: “Il Giornale dei Misteri”, “Visto”, “Sorrisi e Canzoni TV”, “Settimana Sudoku”, “Comix”, “Prezzemolo”,“La Nazione”, “Corriere della Sera”, “ La Repubblica”.
James Hogg |
Nessun commento:
Posta un commento