Angelika Flackinger
ÖTZI, L'UOMO VENUTO DAL GHIACCIO
Folio Editore
2017, brossura
129 paginem 10 euro
Nel settembre del 1991 due turisti tedeschi, i coniugi Simon, durante una escursione sul monte Similaun, sulle Alpi Venoste (Ötzlaler Alpen), scoprirono per puro caso il corpo di un uomo che emergeva con il busto dal ghiaccio in cui, con tutta evidenza, era rimasto sepolto per anni. Inizialmente tutti pensarono al cadavere di uno sfortunato alpinista. Fu Reinhold Messner, giunto sul posto poco dopo, il primo a rendersi conto che si trattava di una mummia ben più antica. L'alpinista ipotizzò che potesse avere anche tremila anni. Si appurò poi che Ötzi, così in seguito sarebbe stato chiamato l'uomo del Similaun, era morto più di cinquemila anni prima, dopo aver vissuto tra il 3350 e il 3100 avanti Cristo. Prima cioè della costruzione delle Piramidi e di Stonehenge. La mummia è stata ritrovata in territorio italiano (sia pure per un centinaio di metri, tanto poco dista la linea di confine con l'Austria) ed italiana, stando alle attuali demarcazioni, sembra essere la sua terra di origine, a giudicare da tutti gli elementi a disposizione. Elementi che non sono pochi, perché Ötzi aveva con se tutta la sua attrezzatura da viaggio che si è conservata abbastanza bene come il suo corpo (di cui è stata fatta la completa mappatura genetica). Gli scavi nel ghiaccio, condotti per alcuni anni attorno al punto di rinvenimento della mummia, hanno permesso di riportare alla luce i suoi abiti, le sue armi (una scure, un coltello, arco, frecce, faretra), il marsupio, il gerla, le esche per il fuoco, funghi medicinali, il necessario per cucire. Ed è proprio questo materiale che, personalmente, mi affascina: l'uomo del Similaun era attrezzato per cavarsela in ogni circostanza, per sopravvivere lontano dal suo villaggio anche là dove io morirei in due giorni. Anche lui alla fine è morto, ucciso da una freccia la cui cuspide gli è stata ritrovata in una spalla (aveva anche i segni di altre ferite, in testa e a una mano), ma alla bella età di quasi cinquant'anni che per la sua epoca, quella del rame, era un buon traguardo. Che cosa ci facesse Ötzi sul Similaun rimane un mistero: di sicuro non c'era, su quella montagna, il ghiaccio che si è accumulato in seguito e altrettanto sicuramente c'era una via in quota che univa le valli che e che veniva percorsa da viaggiatori come lui, in un'evo in cui si cominciavano a sviluppare i commerci (il metallo della lama della sue scure veniva dalla Toscana, per esempio). I tatuaggi che la mummia ha sul corpo sembrano frutto di pratiche curative simili all'agopuntura, però potrebbero anche indicarne l'appartenenza a una classe privilegiata di sacerdoti o di sciamani. Gli studi fatti a tutti i livelli su una straordinaria serie di reperti unici non si sono ancora conclusi e chissà che in futuro altre scoperte gettino nuova luce su un uomo giunto quasi perfettamente conservato fino a noi attraverso i millenni. L'agile e aggiornato saggio di Angelika Fleckinger, ricco di immagini fotografiche, fa il punto della situazione e ha in copertina la ricostruzione attendibile dell'aspetto di Ötzi, che gode persino di una faccia simpatica.
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