Rudi Bargioni - Ercole Lucotti
TEX WILLER
Analisi semiseria del più popolare fumetto italiano
Gammalibri
1979, 140 pagine
Traspare dalle pagine del saggio (uno tra i primi, risalendo al 1979, a occuparsi del personaggio di Bonelli & Galleppini) il rapporto odio/amore dei due autori nei confronti di Tex, di cui viene evidenziata una affascinante ambiguità: da una parte, infatti, Tex è un ribelle insofferente verso l'autorità e la burocrazia, dall'altra invece propone valori di tipo "conservatore" quali la difesa della legge e dell'ordine costituito. In realtà l'ambiguità non esiste, in quanto Tex non è un difensore dello status quo, ma solo della giustizia. Dalla parte del torto o della ragione non si trovano sempre quelli di "destra" (i politici, i militari e i ricchi possidenti) o sempre quelli di "sinistra" (i pellerossa, i bianchi spiantati e diseredati): per questo motivo è ingiusto cercare di applicargli etichette come "progressista" o "reazionario". Casomai si potrebbe discutere sulla sicurezza manichea con cui Tex individua subito e a colpo sicuro (senza dubbi né incertezze) i "buoni" e i "cattivi", ma questo è un altro discorso. Bargioni e Lucotti propongono anche una analisi strutturale delle storie di Tex. Il concetto è il seguente: tutte le avventure del nostro eroe si basano sullo stesso schema, il cui sviluppo è in gran parte prevedibile. Il lettore è quello si trova insomma immerso in un gioco di cui conosce le regole e l'esito, e trae soddisfazione solo dalle variazioni minime attraverso le quali il protagonista giunge ad avere ragione del cattivo di turno. L'apparente varietà delle trame, sostengono Bargioni e Lucotti, si riduce a ben vedere a pochi canovacci fondamentali, riproposti ogni volta con indiscutibile perizia dagli sceneggiatori texiani: ciò non a danno del lettore, ma anzi assecondando le sue attese. Le eccessive innovazioni, infatti, infastidiscono il pubblico piuttosto che stuzzicarlo. I due autori tentano addirittura di sviluppare una "morfologia di Tex", richiamandosi in questo al fondamentale trattato intitolato "Morfologia della Fiaba" scritto nel 1928 dallo studioso russo Vladimir Propp. Chi sfogliasse il saggio di Propp scoprirebbe con sorpresa come le sue pagine sono piene di quelle che possono a tutti gli effetti essere considerate formule algebriche: il suo intento è infatti quello di dimostrare come qualunque racconto fiabesco sia in realtà costruito sulla base del medesimo schema, costruito grazie a una rigida "grammatica" dell'affabulazione, e riconducibile a una sorta di espressione matematica in grado di tener conto delle variabili. Lo stesso cercano di fare i due analizzatori delle storie di Tex i quali, in maniera molto semplificata rispetto all'esempio proppiano, propongono un elenco di poche "funzioni" principali. Queste sarebbero, essenzialmente: il Danno (il reato o il mistero), la Missione (Tex decide di occuparsi del caso - o è costretto a farlo), il Viaggio (i pards giungono sul luogo), l'Indagine, la Prima Mossa del malvagio (che tenta di ostacolare il nostro eroe), la Lotta aperta con il criminale, la Vittoria di Tex, che coincide con la Punizione del Cattivo. Utilizzando le iniziali maiuscole delle "funzioni" come caratteri algebrici, ecco una formula (qui ridotta ai minimi termini) in grado di riassumere tutte le avventure di Tex: D+M+V+I+PM+L+V = PC.
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