venerdì 12 ottobre 2018

LA SFINGE DORMIENTE



John Dickson Carr
LA SFINGE DORMIENTE
Giallo Mondadori
brossurato, 2018
252 pagine, 5.90

Confesso una volta di più la mia passione per il giallo classico e, fra gli autori del giallo classico, dopo l'inglese Agatha Christie per me viene subito lo statunitense John Dickson Carr (1906-1977). Più cervellotico e meno letterario, più superficiale nel tratteggio dei personaggi, ma intrigante e mefistofelico. Di solito i romanzi di Dickson Carr si basano su un delitto avvenuto nella cosiddetta "camera chiusa", sottogenere del giallo in cui lo scrittore americano è assoluto maestro. Spesso hanno come protagonista il corpulento criminologo Gideon Fell. Nel caso de "La sfinge dormiente" Fell c'è, ma la camera chiusa ha un ruolo di secondo piano in quanto si tratta di una cappella mortuaria, assolutamente inaccessibile e con i sigilli intatti, in cui comunque qualcuno sembra entrato a rovesciare le casse da morto e a lasciare una boccetta di veleno. Non è lì che è stato commesso il delitto. La spiegazione della violazione di questa cripta è, secondo me, il pezzo forte del romanzo (peraltro, una bella trovata del tutto plausibile), mentre il resto, pur gradevole, nulla aggiunge ai meriti di Dickson Carr. Non è il suo capolavoro, per intenderci (quello, a mio parere, è "Le tre bare"). Siamo nell'immediato secondo Dopoguerra, e Donald Holden, un militare tornato dalle missioni di intelligence al fronte scopre che Margot, a moglie di un suo caro amico è morta sei mesi prima e che Celia, la di lei sorella, di cui Holden è innamorato, pur avendo perso i contatti per gli eventi bellici, è impazzita. Vede i fantasmi, racconta strane storie e sostiene che Margot è stata uccisa dal marito violento, oppure da lui spinta al suicidio. Il medico che ha esaminato il cadavere sostiene che si tratti di morte naturale. Qual è la verità? Si legge tutto d'un fiato, e alla fine ci si raccapezza nonostante il gran numero di fatti misteriosi.

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