Chen He
A MODO NOSTRO
Sellerio
2018, brossurato
360 pagine, 16 euro
Si potrebbe pensare a un noir. Un cinese di Wenzhou (la città del sud della Cina da cui provengono la maggior parte degli immigrati trasferitisi in Italia e in Francia), Xie Qing, viene convocato a Parigi dalle autorità di polizia, e dunque ottiene un viaggio spesato e un visto di ingresso, per riconoscere il cadavere di una donna, vittima di quello che sembra un incidente stradale avvenuto su una strada francese. La donna è Yang Hong, ex moglie di Xie. La sua automobile è finita in un fiume, e mentre l'acqua riempiva l'abitacolo lei ha fatto in tempo a fare due telefonate, una per richiedere soccorso e una a un numero sconosciuto. Xie Qing sospetta un omicidio e si trattiene a Parigi per indagare: niente di quanto accaduto sembra nelle abitudini di Yang, donna prudente e quasi astemia che invece sembrava essere ubriaca alla guida di una macchina spinta ad alta velocità, mentre aveva addosso un vestito lussuoso. Che vita conduceva la donna a Parigi? Un vero mistero per l'ex marito, che era stato abbandonato all'improvviso e lasciato in Cina. In realtà, l'aspetto poliziesco della vicenda non è affatto il predominante e, peraltro, non viene sfruttato quasi per nulla dall'autore. Tutte le spiegazioni vengono fornite, ma senza il climax che i gialliosti costruiscono per arrivare al colpo di scena di una rivelazione finale. Nessuna rivelazione. I fatti vengono raccontati in una alternanza di flashback ambientati tra gli anni Sessanta e Ottanta, e la narrazione principale che inizia nel 1993, e che ricostruiscono le vite parallele, poi intrecciatesi e quindi di nuovo divise di Xie e Yang. Le vicende sono però interessanti perché dipingono un quadro insolito e sconosciuto a noi europei della Cina prima della rivoluzione culturale, poi del regime maoista, quindi del periodo successivo e delle dinamiche dell'emigrazione, regolare e clandestina, dei cinesi in Europa. Xie sfrutta il permesso di soggiorno in Francia per cercare fortuna, più che per indagare sulla morte della moglie, e si trova arruolato al servizio di una ricca trafficante di uomini, Qiumei, che organizza trasferimenti in Italia e Francia di centinaia di cinesi paganti. Uno di questi "carichi" finisce in fondo al mare a causa di un naufragio nel Mediterraneo e ci sono centinaia di vittime. La cosa singolare è che Chen He, tutto sommato, presenta Qiumei come un personaggio positivo, che dà lavoro a tanti connazionali e che crea ricchezza in Cina grazie alle rimesse degli emigrati. La "normalità" con cui si tratta di lavoro in nero e sottopagato, di contrabbando, di aggiramento delle regole, di commercio senza autorizzazioni, dà piuttosto fastidio. Però, è chiaro come il quadro dipinto sia realistico. Singolare la descrizione anche della realtà dell'Albania, dove si svolge una parte del racconto (in quanto base di smistamento del traffico di clandestini) un tempo filo-maoista, e colpisce come esistesse un cinema albanese con un mercato cinese di milioni di spettatori.
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