sabato 20 agosto 2022

I DELITTI DI KINGFISHER HILL


 
 
 
Sophie Hannah
I DELITTI DI KINGFISHER HILL
Mondadori
cartonato, 2022
264 pagine, 20 euro


“I delitti di Kingfisher Hill” è il quarto romanzo scritto da Sophie Hannah, scrittrice inglese specializzata in crime novel, con protagonista Hercule Poirot, il detective creato da Agatha Christie nel 1920. La serie di avventure inedite è stata voluta e approvata dalla famiglia Christie. Il primo romanzo firmato dalla Hannah, "Tre stanze per un delitto" (2014) mi aveva convinto: la nuova autrice non era la Christie ma le faceva bene il verso. Il secondo, "La cassa aperta" (2016), scricchiolava e non convinceva del tutto, ma insomma ci si poteva stare. Il terzo, "Il mistero dei tre quarti" (2018) mi ha invece fatto scuotere la testa.
 
Ne ho scritto qui:
http://utilisputidiriflessione.blogspot.com/2019/01/il-mistero-dei-tre-quarti.html

Purtroppo anche il quarto romanzo ha i difetti del precedente, proponendo un puzzle tutto sommato intrigante ma decisamente tirato per i capelli. Il giallo si legge con piacere, per carità, e procedendo ci si chiede come la Hannah possa sbrigliare una matassa così intorcinata, fino a scoprire che l’intorcinatura è fine a se stessa. La soluzione, per quanto spieghi i fatti, resta difficile da accettare perché non lo sospende l’incredulità provocata da personaggi sopra le rughe le cui dinamiche e psicologie sono contorte, chiaramente costruite in funzione del giallo che viene proposto alla nostra curiosità. Curiosità che rimane sollecitata, ripeto, ma nella speranza di spiegazioni meno forzate. Agatha Christie costruiva gialli meno macchinosi. Siamo nel 1931 e Poirot indaga sul misterioso caso della morte di Frank Devonport, avvenuta durante una riunione di famiglia in una villa nel complesso residenziale di Kingfisher Hill. L’uomo, figlio del padrone di casa, Sidney Devonport, è stato spinto giù da una balconata interna e subito la fidanzata, Helen Acton, si è autoaccusata del delitto finendo condannata a morte. Il fratello di Frank, Richard, certo della sua innocenza, chiede a Poirot di scoprire il vero assassino. Incredibilmente, Helen spiega il suo gesto con il suo improvviso amore per Richard, come se solo uccidendo Frank potesse sposare quest’ultimo. Ma anche Daisy, sorella di Frank e di Richard, a un certo punto dichiara la propria colpevolezza, sostenendo di essere lei, e non Helen, l’assassina. Nessuno dei numerosi presenti al momento del delitto sembra in grado di fornire indicazioni utili per identificare l’una o l’altra rea confessa come responsabile del delitto. Nell’intricata vicenda si inserisce un’altra giovane donna, Joan Blythe, che entra in scena farneticando a proposito di minacce ricevute perché non si sieda accanto a Daisy Devemport sul torpedone che porta entrambe a Kingfisher Hill, e finisce anch’essa per essere ammazzata nella villa dei Devonport. Il tutto (ci sono molti altri casi strani) viene narrato in prima persona dall’ispettore di polizia Edward Catchpool, amico di Poirot, coinvolto nelle indagini. Poirot che risulta un po’ troppo presuntuoso, dichiarando a ogni piè sospinto di non dubitare minimamente di riuscire a venire a capo del mistero, visto che le sue cellule grigie non falliscono mai (non ricordo un Hercule così antipatico nei romanzi della Christie). Tuttavia il personaggio viene rispettato nelle sue caratteristiche e lo si riconosce con piacere. Casomai sono gli altri ingredienti a essere troppo deja vu, quasi da cliché: la ricca famiglia, l’assortimento di amici e di parenti, la soluzione rivelata sul luogo del delitto con tutti i sospetti radunati per l’occasione. Però, suvvia, confidiamo in un quinto episodio che ci permetta comunque di ritrovare Poirot e le sue atmosfere.

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