venerdì 17 ottobre 2025

MAIGRET E LA STANGONA

 


Georges Simenon
MAIGRET E LA STANGONA
Adelphi
2003, brossurato
168 pagine, 11.40 euro

Maigret et la Grande Perche (questo il titolo originale), pubblicato anche come “Maigret e la Spilungona”, è datato 1951 e costituisce il trentottesimo romanzo dedicato da Georges Simenon (1903-1989) al commissario che lo ha reso celebre, anche se lo scrittore belga merita la notorietà anche per le sue opere non poliziesche, e mi meraviglio sempre, quando penso che non gli è stato attribuito il Nobel per la letteratura (lo penso anche riguardo Stephen King).  
Da “Maigret e la Stangona” è stato tratto un film nel 1956, diretto da Stany Cordier, con Maurice Manson nel ruolo del commissario parigino, intitolato “Maigret dirige l’inchiesta”.
 
Di Maigret e di Simenon abbiamo parlato moltissimo in questo blog, approfondendo la figura del personaggio e quella del suo autore. Se volete leggere quali romanzi sono stati recensiti, cercate il nome dello scrittore nell’indice di “Utili sputi di riflessione” e poi potete cliccare su ogni titolo raggiungendo così la singola scheda.

 
I romanzi con il burbero poliziotto del Quai des Orfèvres danno dipendenza, e una volta assuefatti non si riesce a smettere (per fortuna ci sono settantacinque dosi). Maigret finisce per apparirci un personaggio reale, di cui Simenon è il semplice biografo. In questo episodio, lo vediamo alle prese con un caso che sembra, inizialmente, di facile soluzione: c’è un sospettato molto sospetto, il dentista Guillaume Serre, molto scaltro nell’evitare di essere incastrato, ma a un certo punto il commissario si rende conto che le cose non sono andate come sembrano. Tra i personaggi, oltre a Serre e alla vecchia madre con cui vive,  spicca Ernestine, ex prostituta che scopriamo essere una vecchia conoscenza del poliziotto (è lei la “stangona”), venuta a chiedere a Maigret di indagare su un cadavere senza nome che suo marito Alfred (un topo d’appartamento) dice di aver visto in una casa dove era penetrato, ma di cui non c’è traccia. Come al solito, il commissario si dimostra abile psicologo e capace di instaurare empatia con l’umanità dei bassifondi. 



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