martedì 28 agosto 2018

LA SETTIMANA BIANCA




LA SETTIMANA BIANCA
di Emmanuel Carrère
Adelphi
2014, 140 pagine
brossurato, € 16.00


Diventare grandi significa dover affrontare, da soli e senza difese, gli orrori della vita. Potrebbe essere questo il senso de "La settimana bianca" dello scrittore francese Emmanuel Carrère, qui alle prese con un racconto di pura invenzione prima di scegliere la strada, che sta proseguendo tuttora, della ricostruzione storica e dell'autobiografia. La storia è raccontata dal punto di vista Nicolas, un ragazzino timido e introverso costretto a partire per la settimana bianca organizzata dalla sua scuola: a nulla è valso il tentativo di darsi malato, dato che il medico di famiglia si è rifiutato di stilare un falso certificato, ritenendo anzi utile al piccolo paziente confrontarsi con gli altri e iniziare a socializzare. Anzi, tutta la trasferta in montagna è stata organizzata proprio per favorire il distacco degli adolescenti dal nido famigliare, al punto che sono state vietati i contatti telefonici. Però Nicolas è un bambino "strano", che qualche volta fa ancora la pipì nel letto e ha il terrore che i suoi compagni se ne accorgano. Il suo disagio nei rapporti con i coetanei è reso in modo magistrale attraverso piccoli dettagli e quasi in assenza di accadimenti particolarmente traumatici: tutto però genera inquietudine e stringe un cappio alla gola del lettore. Se inizialmente la vicenda sembra una storia di "formazione" (Nicolas vive per la prima volta l'esperienza di una polluzione notturna e si accorge dell'erezione di un compagno che gli si strofina addosso), poi ci si rende conto di come la fragilità del protagonista deriva da qualcosa di traumatico (e di non detto, ma che il lettore percepisce) all'interno della sua stessa famiglia, e di cui sono stati forniti tutti gli indizi fin dall'inizio, dato che nessun particolare è stato lasciato al caso. La verità sulla figura del padre di Nicolas si scopre nel finale, sempre attraverso il filtro delle percezioni e delle emozioni di Nicolas: tutto è narrato dai suoi dintorni, rasoterra, per cui i campi lunghi o le visioni dall'alto sono escluse, lo sfondo è sfumato. Solo da ultimo ci si rende conto di aver letto un thriller o un noir, senza però scene di sangue né inseguimenti da parte di un assassino. L'assassino è la vita, il mondo fuori, il destino che ci aspetta.

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