sabato 27 maggio 2023

L'UOMO SENZA PASSATO

 

 



Claudio Nizzi
Claudio Villa
L'UOMO SENZA PASSATO
Sergio Bonelli Editore
2022, cartonato
282 pagine, 28 euro
 
Ho sempre considerato questa storia (apparsa originariamente sugli albi di Tex dal n° 423 al n° 425, usciti in edicola nel 1996) la migliore fra quelle realizzate in coppia da Claudio Nizzi e Claudio Villa, e sarei tentato di allargarmi a valutarla come la più bella scritta dal primo e disegnata dal secondo nell'ambito della loro produzione texiana, anche se giudicati separatamente. L'edizione cartonata del racconto in un volume di grande formato è dunque più che meritata, e il colore proposto per l'occasione non aggiunge comunque nulle alle tavole di Villa, bellissime anche, se non si più, in bianco e nero. Trattandosi di un classico molto noto e ristampato più volte (anche se mai così in grande) mi consentirete di non tener conto, parlandone, dello spoiler. In ogni caso consideratevi avvisati e non proseguite la lettura di questa recensione se non volete rovinarvi la sorpresa nel caso non abbiate prima già affrontato quella del racconto.
Partiamo con il rilevare come la maledizione di Taniah colpisca ancora. Era stata lei, la squaw di Tiger Jack, a inaugurare (cronologicamente, stando alla continuity interna) la catena di tristi sorti che lega inesorabilmente le belle compagne indiane dei nostri pards (l’unico immune è Carson, per ora). Taniah era morta  suicida per sottrarsi alle insane attenzioni di Don Liborio Torres, in una storia del 1992 (di Nizzi e Ticci). Dopo qualche tempo la sventura si abbatte sulla famiglia di Tex: muore atrocemente Lilyth, la moglie pellerossa del ranger, e ancora una volta per colpa dell'odio dei bianchi (straordinariamente evocativa, ricca di nostalgico colore e struggente per le parole pronunciate da Willer, è la sequenza che ritrae Tex, abbigliato da Aquila della Notte, giurare vendetta davanti alla tomba dell’amata consorte defunta: la si vede in un classico di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini del 1972,). E ora tocca al figlio di Lilyth e di Tex, Kit Willer, subire un'analoga, straziante perdita. Ripescato senza memoria dalle acque tumultuose del Little Colorado, dopo esservi caduto con una brutta ferita durante una conflitto a fuoco contro un gruppo di feroci contrabbandieri capeggiati dal vile Simon Gentry, Kit si innamora della sua salvatrice, Fiore di Luna, la più bella donna della tribù degli Ute. E' Fiore di Luna che fa rinascere Kit, battezzandolo con le fresche acque correnti d'Arizona e con un nuovo nome, Tonkawa, che significa "portato dal fiume". La passione che sboccia fra i due giovani rischia di scatenare un nuova guerra indiana: il bellicoso Falco Nero, gran testa calda degli Ute, vistosi respinto da Fiore di Luna che gli preferisce il nuovo arrivato, complotta contro il padre di lei, il saggio e pacifico capo Naso Piatto, e provoca numerosi morti. Sarà Kit a fermarlo per sempre, ma non riuscirà a evitare la fine di Fiore di Luna che, in un gesto di estremo sacrificio, intercetta una pallottola mortale destinata all'amato, sparata da quel serpente a sonagli di Simon Gentry, a cui ordini agiva Joe Galvez, il meticcio che aveva ferito Kit Willer. Galvez e Gentry finiscono tra le fiamme di Satanasso grazie alla mira di Tex, ma Fiore di Luna? "Ti ho voluto bene, Tonkawa… tanto! Sognavo di diventare la tua sposa", e la dolce Ute spira tra le braccia di un attonito Kit.
Né questo è l’unico dramma che rende indimenticabile il racconto. Straordinario il pathos trasmesso dalle scene in cui Tex dimostra la sua sofferenza di padre di fronte alla possibilità, purtroppo sempre più probabile, della morte del figlio scomparso nel fiume, di cui inizialmente viene ritrovato soltanto il cappello.  Fino alla scena clou, davvero sconvolgente, dei due Willer che si trovano di fronte da avversari e si sfidano a duello. Kit, vedendo in Tex solo “uno di quei cani” che avevano ucciso il padre di Fiore di Luna, gli spara contro ripetuti colpi di fucile. Disarmato da un proiettile di Aquila della Notte, lo aggredisce armato di coltello. “In nome di Dio, Kit! ...Torna in te!”: Grida Tex lottando, nel tentativo di fermare il figlio senza fargli del male. Tentativo che fortunatamente riesce. Anzi, proprio nel corso del combattimento Piccolo Falco urta violentemente la testa contro una pietra e recupera la memoria.
Quinta e ultima storia del Novecento texiano a portare la firma di Claudio Villa, ideatore peraltro dello spunto che è alla base della storia; e prima volta per la straordinario artista comasco nell’illustra le copertine di una sua avventura. Nizzi non poteva trovare spalla migliore per il suo ricco soggetto. Il disegno di Villa è in effetti potentissimo, travolgente. Mozza il fiato del lettore sia quando deve rappresentare scenari naturali (le fantastiche inquadrature dall’alto del covo di Gentry, per esempio), sia quando deve ritrarre volti umani, al quale riesce a infondere, con virtù divina, l’alito di vita (notare l’espressione di Tex, con gli occhi che brillano all’ombra della tesa del cappello, quando si accorge che i banditi hanno colpito Kit alla testa; oppure, ancora la faccia del Ranger, sconvolta dal dolore per la presunta perdita del figlio e nello stesso momento quasi impercettibilmente rischiarata da un lampo di speranza). Una storia da leggere e rileggere.

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