mercoledì 27 dicembre 2017

L'ESTATE FREDDA



Gianrico Carofiglio
L'ESTATE FREDDA
Einaudi
2016, brossurato 
352pagine, 18.50 euro

L'estate fredda è quella del 1992,l'anno delle stragi di mafia in cui vennero uccisi Falcone prima e Borsellino poi. Ma la mafia di cui si racconta in questo romanzo non è quella siciliana ma quella barese. Del resto Gianrico Carofiglio è nato proprio a Bari (nel 1961) e a Bari si svolgono le indagini dell'avvocato Guido Guerrieri, protagonista di numerosi altri libri dello scrittore. A Bari, inoltre, Carofiglio ha prestato servizio come magistrato e da questi trascorsi deriva la competenza procedurale in campo giudiziario, legale e investigativo che l'autore dimostra. Ne "L'estate fredda" la dimostra in verità fin troppo, dato che quasi la metà del romanzo è occupata dal corpo estraneo, dal punto di vista letterario, dei verbali di interrogatorio di un pentito, Vito Lopez, riportati ricostruendo quasi fedelmente la prosa degli atti stilati dai magistrati. "Quasi fedelmente" perché, per fortuna, il giudice Gemma D'Angelo, protagonista con il maresciallo Pietro Fenoglio e l'appuntato Antonio Pellecchia della vicenda raccontata, scrive in modo tutto sommato gradevole seppur non discorsivo ma, appunto, formale e giuridico. Non voglio dire che i verbali di Lopez non siano interessanti: al contrario, offrono uno spaccato su un tipo di realtà quasi incredibile ma purtroppo credibilissima alla luce dei fatti, quella della affiliazione ai clan mafiosi (con riti e formule che sarebbero esilaranti se non avessero risvolti tragici, come quando si tirano in ballo Mazzini e Garibaldi) e delle dinamiche interne ai gruppi malavitosi. Il pentimento (senza rimorsi, solo per interesse) del collaboratore di giustizia interessato ai vantaggi che ne derivano rivela uno spaccato di una umanità cialtrona e spietata, repellente e assurda, in cui la dimensione criminale è assoluta normalità e in cui più si uccide più si sala di grado in una gerarchia grottesca, peraltro costruita, in Puglia, a imitazione di quella della mafia calabrese in uno squallido tentativo di recuperare considerazione, visto che in carcere i delinquenti pugliesi venivano presi in giro come di serie B da quelli campani o siciliani. Si parla di gente squallida dedita al malaffare imparentata con contrabbandieri montenegrini o in combutta con rom abruzzesi, che rubano macchine o spacciano droga o compiono estorsioni e rapine, ma anche ammazzano, come se nulla fosse. Una umanità disumana, balorda e spietata al tempo stesso, parassita e arrogante, senza vergogna, che entra ed esce dal carcere come se come se la dimensione criminale fosse non una degenerazione ma una condizione normale, anche in ragione di un controllo del territorio da parte dello Stato pari quasi a zero. I verbali di Lopez sono come un libro nel libro e poco c'entrano con la trama principale del romanzo, quella del rapimento a scopo di riscatto di un bambino, figlio di Nicola Grimaldi, boss della malavita barese, avvenuto nel mezzo di uno scontro fratricida fra i membri dello stesso clan. Il maresciallo dei Carabinieri Pietro Fenoglio comincia a indagare ma il ragazzo viene ritrovato morto. Tutto lascia pensare che l’autore del rapimento sia stato Vito Lopez, ex luogotenente del Grimaldi ed ora in guerra contro di lui. Ma Lopez si costituisce e nega ogni addebito riguardo al rapimento alla morte del bambino. Dopo molte false piste, una serie di circostanze fortuite portano a scoprire i veri responsabili tra le stesse forze dell'ordine, dove qualcuno ha pensato di approfittare della guerra intestina nel clan mafioso per far ricadere le colpa del rapimento (che avrebbe dovuto essere lampo) sui rivali di Grimaldi. Pietro Fenoglio, piemontese trapiantato a Bari, è un carabiniere integerrimo che però deve fare i conti con la "zona grigia" in cui anche le forze dell'ordine devono venire a patti con la realtà e accettare dei compromessi. Serviranno forse un altro paio di romanzi con lui protagonista per capire se potrà avere lo spessore di Guido Guerrieri. Carofiglio si dimostra una volta di più scrittore di razza (più che giallista), colto e in grado di scavare nell'animo dei suoi personaggi, anche se non riesce a mascherare quel non so che di spocchia da primo della classe per cui ci tiene a far capire che lui ascolta la musica classica, si bea dell'arte e legge i libri giusti.

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