martedì 5 dicembre 2017

ULTIMO CONFINE DEL MONDO



ULTIMO CONFINE DEL MONDO
di Lucas Bridge
Einaudi
2009, cartonato, 

590 pagine, 24 euro

Si tratta, sostanzialmente, di una autobiografia. "Ho cercato di reprimere con onestà tutte le idee romantiche che mi riguardavano, ma ho seri dubbi di essere riuscito nell'intento. In ogni altro aspetto, tuttavia, questo è un racconto veridico e senza orpelli, della mia vita nella Terra del Fuoco", scrive l'autore nella sua Premessa. I genitori di Lucas, Thomas e Mary Bridges, erano approdati là dove oggi sorge Ushuaia, la città più a Sud del pianeta, lungo il Canale del Beagle scoperto pochi decenni prima dal capitano Fitzroy, tre anni prima che nascesse il loro secondogenito, dopo una figlia femmina, Mary, nata alle Falkland. Era il 1° ottobre del 1871. Thomas era un pastore protestante inglese ed era stato inviato dalla sua congregazione per fondare una missione che servisse di supporto ai primi coloni e all'evangelizzazione degli indigeni. La città praticamente era limitata a poche baracche e i Bridges furono tra i primissimi abitanti. Addirittura, Lucas fu il terzo bambino bianco a nascere nella Terra del Fuoco, nel 1874, dopo suo fratello Despard che lo precedette di un anno (che fu il primo) e il figlio di altri coloni, chiamati Lawrence. Thomas Bridges, uomo illuminato, fu a sua volta il primo a studiare e imparare la lingua degli Yaghan, la popolazione indigena. In seguito Lucas avrebbe preso contatto e imparato l'idioma anche delle altre tribù, come i bellicosi Ona che vivevano nell'interno. Il racconto che inizia da queste premesse narra, con rigore e puntualità, la storia della colonizzazione bianca della parte più meridionale della Terra del Fuoco, compiuta in anni pionieristici e in scenari selvaggi, da uomini che avevano pochissimi contatti con la madrepatria. Lucas crebbe a contatto con la natura, considerando i fuegini i suoi naturali vicini di casa, rispettandoli e venendo rispettato non senza dover superare prove e difficoltà di ogni tipo. Si susseguono racconti di naufragi, di guerre tribali, di cercatori d'oro, di litigi e di riappacificazioni, di tentativi fatti per strappare terra per i pascoli o per curare malattie, di banditi e di evasioni, di lotte politiche e di vittorie insperate. Mille volte Lucas rischia la vita o si trova costretto a superare momenti di grande pericolo e grande tensione, dovendo dimostrare ai fuegini di essere forte e abile come loro, per ottenerne l'amicizia, ma dovendo subire anche agguati e tradimenti. Ogni pagina sembra pronta per essere romanzata, e invece è tutto vero e il racconto è, al contrario, freddo e puntuale, come se Bridges tenesse (come teneva) a fornire le prove e i riscontri di quanto andava dicendo. Il libro è stato scritto dall'autore nel 1948, un anno prima della sua morte. Lo consiglio a tutti.

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