Marcello Simoni
IL MERCANTE DI LIBRI MALEDETTI
Newton Compton
351 pagine, 2011
Siccome sono un sostenitore della mia stessa massima seconda la quale i film di serie B sono meglio di quelli di serie A, non si potrà ritenere offensivo il giudizio per cui "Il mercante di libri maledetti" è un B-novel. Del resto, se un romanzo vince il Premio Bancarella (è successo nel 2012), dà vita a una trilogia, arriva in testa alle classifiche e ci resta a lungo, viene tradotto in mezzo mondo, qualche merito ce lo avrà. Di sicuro, si legge con divertimento e non mancano i colpi di scena. Va detto che se si fa il confronto con "Il nome della rosa" (a cui per certi aspetti si potrebbe paragonare) non c'è trippa per gatti e lasciamo perdere. Se si fa il confronto con Dan Brown (il paragone è meno facile ma la religione, la caccia al tesoro e le società segrete ci sono), vince ancora Dan Brown. Se la partita è fra Simoni e Matilde Asensi, quella dell' "Ultimo Catone", allora lo scrittore italiano se la può giocare. Protagonista de "Il mercante di libri maledetti" è Ignazio da Toledo, avventuriero dal passato turbinoso, specializzato nel commercio di reliquie e di antichi manoscritti nei primi anni del Duecento (quando lo vediamo entrare in scena è il 1218). Al suo fianco ha il giovane francese Willalme de Béziers, scampato ancora bambino al massacro di Beziers (1209) durante la guerra contro i Catari, unitosi alla crociata dei bambini, finito tra i pirati musulmani e quindi salvato da Ignazio che ne fa la sua guardia del corpo. Ma Ignazio Toledo, reduce da lunghi viaggi e in particolare da alcune peripezie in Terra Santa, è in realtà un uomo in fuga braccato dai sicari di un tribunale segreto noto come Saint-Vehme. La caccia all'uomo era cominciata nel 1205 quando lui e il suo amico e socio in affari, padre Vivïen de Narbonne, erano entrati in possesso di un libro, l'Uter Ventorum, che, a quanto si dice, consente di evocare gli angeli e attingere alla loro sapienza. Il libro è per di origine pagana e gli angeli sono divinità di religioni orientali: da cui l'accusa di pratiche negromantiche. Vivïen de Narbonne si crede morto, ucciso dai giustizieri di Dominus (il gran capo della Saint-Vehme) Ignazio cerca di far perdere le proprie tracce finché proprio Vivïen si fa vivo con una misteriosa lettera che lo mette sulle tracce dell'Uter Ventorum, da lui diviso in quattro parti e nascosto lungo il Cammino di Santiago. Naturalmente anche Dominus cerca di impossessarsi del testo magico, mentre la vicenda è complicata dalle trame di un altro personaggio misterioso, un monaco dal volto sfregiato noto come Scipio Lazarus. Ci sono i classici enigmi da decifrare che conducono in luoghi sempre diversi sulle tracce del libro da recuperare, i riferimenti a fatti storici (l'assedio di Tolosa da parte dei crociati, la morte di Simone IV di Montfort), gli assassini dal coltello sguainato, le storie d'amore e di morte, le trame nei monasteri. Soprattutto, ci sono parole come gualdrappa o brando, che fanno andare in brodo di giuggiole.
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