David Donnini
VANGELI APOCRIFI
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2019, brossurato
224 pagine, p.n.i.
Mi
sono imbattuto per la prima volta in David Donnini su consiglio di un
redattore della Coniglio Editore, grazie a due saggi intitolati “Gesù e i
manoscritti del Mar Morto” e “Gamala” pubblicati proprio da quella Casa
editrice (che aveva nel catalogo anche alcuni libri miei). Fu una vera e
propria scoperta: da sempre appassionato di filologia biblica, sono
rimasto affascinato dall’autore e l’ho seguito anche su tutti i suoi
altri studi. Ne ho scritto anche a
proposito di “Gesù, il Messia di Israele”, che ho recensito qui:
Riporto
quanto già detto, che vale certamente anche per “Vangeli apocrifi”, un
suo saggio del 2019 di cui ci occupiamo adesso. «Seguo da molti anni gli
studi di David Donnini sulla figura storica di Gesù. Ritengo Donnini un
ottimo divulgatore, estremamente chiaro nella disamina di argomenti
molto complicati e di materie da maneggiare con cautela. Da trent'anni
di occupa di religioni orientali e di storia delle origini del
Cristianesimo. Ha viaggiato in lungo e in largo la Palestina, si è
interessato dei manoscritti di Qumran, non propone letture di
fantarcheologia della Bibbia ma si attiene al compito di compendiare
quello che gli studi più aggiornati della letteratura scientifica nel
campo della filologia biblica e delle ricostruzioni storiche sono giunte
ad appurare. Sono stati compiuti infatti molti passi in avanti, negli
ultimi decenni, nell'esegesi dei Vangeli dal punto di vista
dell'attendibilità storica, e persino un libro Emmanuel Carrere, con il
suo bestseller "Il Regno" ha potuto ricostruire le biografie
dell'evangelista Luca e del suo maestro Paolo di Tarso basandosi appunto
sul nuovo quadro interpretativo che emerge dagli studi accademici non
confessionali sul Nuovo Testamento. In questo stesso spazio abbiamo
parlato di recente dell' ultimo saggio di Bart D. Ehrman, eminente
biblista americano. Donnini non è apocalittico, non mette in dubbio la
fede in Dio, ma si limita a questo intento: "desidero offrire ai lettori
un'analisi divulgativa, cercando di evitare lo stile accademico che
relega questo tipo di opere a un pubblico ristretto, in possesso di una
preparazione specifica. Per troppo tempo, e troppo spesso ancora, le
narrazioni evangeliche sono state pregiudizialmente ritenute verità
indiscutibili, al punto da sorvolare superficialmente su alcune loro
palesi contraddizioni, considerate come scusabili imprecisioni o
innocenti distrazioni, del tutto ininfluenti. Si è preteso per secoli
che i racconti della passione testimoniassero una serie di eventi
accaduti realmente così come sono descritti, non vedendo, o fingendo di
non vedere, che alcuni punti rappresentano delle contraddizioni o delle
inverosimiglianze storiche così palesi da mettere in discussione tutto
l'impianto. I cristiani oggi continuano spesso a conoscere i passi del
Vangelo solo attraverso la lettura e il commento domenicale eseguiti dal
sacerdote nel corso della messa. Ho notato che sovente i cristiani,
proprio quelli che non mancano mai di frequentare gli appuntamenti
liturgici, sono piuttosto ignoranti delle scritture e, tanto più, delle
possibili contraddizioni che al loro interno sono contenute. E quando
vengono loro fare notare, assumono un atteggiamento indifferente o
sospettoso, se non di palese resistenza, affermando che 'esisterà
senz'altro una spiegazione'. L'idea dell'infallibilità del Nuovo
Testamento è un baluardo che tiene lontana ogni ombra di dubbio”».
Con
“Vangeli apocrifi”, Donnini riassume e compendia i risultati delle
scoperte e degli studi più recenti su tutti questi testi risalenti alle
origini del cristianesimo che non sono entrati a far parte del canone,
stabilito alcuni secoli dopo la morte di Gesù. Il cristianesimo,
scopriamo, era inizialmente composto da comunità molto più frastagliate e
diversificate fra loro di quanto si tenda oggi a ritenere. Donnini si
augura che da qualche “arcano nascondiglio” spuntino fuori (come è
accaduto a Qumran, a Naj Hammadi, ad Akhmim) i Vangeli giudeo cristiani
(quelli degli Eboniti, dei Nazareni, degli Ebrei) della cui esistenza
abbiano notizie indirette e citazioni, mancando ancora i testi completi.
Al di là di certi scritti sicuramente favolistici che narrano episodi
insostenibili sull’infanzia e sulla vita di un Gesù mitologico e dei
suoi improbabili miracoli (o di quelli dei suoi discepoli, come il buffo
duello a colpi di incantesimi fra Pietro e Simon Mago), molti altri
documenti sono invece interessanti per meglio comprendere la figura
storia del Cristo e di come il cristianesimo si sia diffuso in modo
differenziato e variegato nel bacino del Mediterraneo e in Medio
Oriente. Donnini propone (spesso integralmente) i testi di cui parla. La
tesi dell’autore, basata sugli studi di biblisti di cui si fa
divulgatore, è che, a partire dalla predicazione di San Paolo (ma anche,
successivamente, con i quattro Vangeli canonici), si siano voluti
separare il messaggio e le opere di Gesù dal giudaismo a cui
appartenevano, trasferendo la responsabilità della sua uccisione dai
romani agli ebrei (da qui, secoli di persecuzioni antisemite). La Chiesa
propone una teologia soterica ellenistica che, scrive Donnini, “fa a
pugni con la mentalità ebraica e nega praticamente tutto di ciò che Gesù
era stato, facendolo diventare un Dio incarnato”. E la fede? Conclude a
questo proposito l’autore: “Il lettore non prevenuto ha compreso
benissimo che da parte mia non esiste alcuna intenzione di colpire il
principio della fede. Al contrario, il mio impegno è stato quello di
affrancare la fede dalla dottrina – e ancor più dal dogma – perché solo
nella libertà di coscienza può svilupparsi una spiritualità autentica e
crescere una fede degna di tal nome”. Personalmente, io incamero dati e
punti di vista, appassionato più dagli studi filologici e storici che da
quelli teologici e catechistici. Noto però che il catechismo, a me da
lungo frequentato da bambino, ragazzo e adolescente, continua a
sollevare in me domande, dubbi, ma anche speranze. Come dico sempre: non
sono ateo, sono difficile da convincere
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