mercoledì 19 aprile 2023

VANGELI APOCRIFI

 

 


David Donnini
VANGELI APOCRIFI
Amazon
2019, brossurato
224 pagine, p.n.i.
 
Mi sono imbattuto per la prima volta in David Donnini su consiglio di un redattore della Coniglio Editore, grazie a due saggi intitolati “Gesù e i manoscritti del Mar Morto” e “Gamala” pubblicati proprio da quella Casa editrice (che aveva nel catalogo anche alcuni libri miei). Fu una vera e propria scoperta: da sempre appassionato di filologia biblica, sono rimasto affascinato dall’autore e l’ho seguito anche su tutti i suoi altri studi.  Ne ho scritto anche a proposito di “Gesù, il Messia di Israele”, che ho recensito qui:


Riporto quanto già detto, che vale certamente anche per “Vangeli apocrifi”, un suo saggio del 2019 di cui ci occupiamo adesso. «Seguo da molti anni gli studi di David Donnini sulla figura storica di Gesù. Ritengo Donnini un ottimo divulgatore, estremamente chiaro nella disamina di argomenti molto complicati e di materie da maneggiare con cautela. Da trent'anni di occupa di religioni orientali e di storia delle origini del Cristianesimo. Ha viaggiato in lungo e in largo la Palestina, si è interessato dei manoscritti di Qumran, non propone letture di fantarcheologia della Bibbia ma si attiene al compito di compendiare quello che gli studi più aggiornati della letteratura scientifica nel campo della filologia biblica e delle ricostruzioni storiche sono giunte ad appurare. Sono stati compiuti infatti molti passi in avanti, negli ultimi decenni, nell'esegesi dei Vangeli dal punto di vista dell'attendibilità storica, e persino un libro Emmanuel Carrere, con il suo bestseller "Il Regno" ha potuto ricostruire le biografie dell'evangelista Luca e del suo maestro Paolo di Tarso basandosi appunto sul nuovo quadro interpretativo che emerge dagli studi accademici non confessionali sul Nuovo Testamento. In questo stesso spazio abbiamo parlato di recente dell' ultimo saggio di Bart D. Ehrman, eminente biblista americano. Donnini non è apocalittico, non mette in dubbio la fede in Dio, ma si limita a questo intento: "desidero offrire ai lettori un'analisi divulgativa, cercando di evitare lo stile accademico che relega questo tipo di opere a un pubblico ristretto, in possesso di una preparazione specifica. Per troppo tempo, e troppo spesso ancora, le narrazioni evangeliche sono state pregiudizialmente ritenute verità indiscutibili, al punto da sorvolare superficialmente su alcune loro palesi contraddizioni, considerate come scusabili imprecisioni o innocenti distrazioni, del tutto ininfluenti. Si è preteso per secoli che i racconti della passione testimoniassero una serie di eventi accaduti realmente così come sono descritti, non vedendo, o fingendo di non vedere, che alcuni punti rappresentano delle contraddizioni o delle inverosimiglianze storiche così palesi da mettere in discussione tutto l'impianto. I cristiani oggi continuano spesso a conoscere i passi del Vangelo solo attraverso la lettura e il commento domenicale eseguiti dal sacerdote nel corso della messa. Ho notato che sovente i cristiani, proprio quelli che non mancano mai di frequentare gli appuntamenti liturgici, sono piuttosto ignoranti delle scritture e, tanto più, delle possibili contraddizioni che al loro interno sono contenute. E quando vengono loro fare notare, assumono un atteggiamento indifferente o sospettoso, se non di palese resistenza, affermando che 'esisterà senz'altro una spiegazione'. L'idea dell'infallibilità del Nuovo Testamento è un baluardo che tiene lontana ogni ombra di dubbio”».
Con “Vangeli apocrifi”, Donnini riassume e compendia i risultati delle scoperte e degli studi più recenti su tutti questi testi risalenti alle origini del cristianesimo che non sono entrati a far parte del canone, stabilito alcuni secoli dopo la morte di Gesù. Il cristianesimo, scopriamo, era inizialmente composto da comunità molto più frastagliate e diversificate fra loro di quanto si tenda oggi a ritenere. Donnini si augura che da qualche “arcano nascondiglio” spuntino fuori (come è accaduto a Qumran, a Naj Hammadi, ad Akhmim) i Vangeli giudeo cristiani (quelli degli Eboniti, dei Nazareni, degli Ebrei) della cui esistenza abbiano notizie indirette e citazioni, mancando ancora i testi completi. Al di là di certi scritti sicuramente favolistici che narrano episodi insostenibili sull’infanzia e sulla vita di un Gesù mitologico e dei suoi improbabili miracoli (o di quelli dei suoi discepoli, come il buffo duello a colpi di incantesimi fra Pietro e Simon Mago), molti altri documenti sono invece interessanti per meglio comprendere la figura storia del Cristo e di come il cristianesimo si sia diffuso in modo differenziato e variegato nel bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente. Donnini propone (spesso integralmente) i testi di cui parla. La tesi dell’autore, basata sugli studi di biblisti di cui si fa divulgatore, è che, a partire dalla predicazione di San Paolo (ma anche, successivamente, con i quattro Vangeli canonici), si siano voluti separare il messaggio e le opere di Gesù dal giudaismo a cui appartenevano, trasferendo la responsabilità della sua uccisione dai romani agli ebrei (da qui, secoli di persecuzioni antisemite). La Chiesa propone una teologia soterica ellenistica che, scrive Donnini, “fa a pugni con la mentalità ebraica e nega praticamente tutto di ciò che Gesù era stato, facendolo diventare un Dio incarnato”. E la fede? Conclude a questo proposito l’autore: “Il lettore non prevenuto ha compreso benissimo che da parte mia non esiste alcuna intenzione di colpire il principio della fede. Al contrario, il mio impegno è stato quello di affrancare la fede dalla dottrina – e ancor più dal dogma – perché solo nella libertà di coscienza può svilupparsi una spiritualità autentica e crescere una fede degna di tal nome”. Personalmente, io incamero dati e punti di vista, appassionato più dagli studi filologici e storici che da quelli teologici e catechistici. Noto però che il catechismo, a me da lungo frequentato da bambino, ragazzo e adolescente, continua a sollevare in me domande, dubbi, ma anche speranze. Come dico sempre: non sono ateo, sono difficile da convincere

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