Mary Roach
SPETTRI
Einaudib
SPETTRI
Einaudib
brossura, 2006
238 pagine, 15.50 euro
“Apparizioni, ectoplasmi e care presenze: la vita dopo la morte secondo la scienza”, recita il sottotitolo. In realtà Mary Roach non indaga sull’esistenza dell’anima e sulla sua sopravvivenza dopo la morte con approccio da scienziata quanto con curiosità giornalistica (è giornalista scientifica del “New York Times Magazine”) e divulga, con una notevole dose di ironia, studi compiuti da altri, ricostruendo in modo accattivante (a volte addirittura esilarante) la storia degli esperimenti fatti, nel corso dei secoli, per cercare di indagare sul trascendente. Per esempio, il famoso tentativo di Duncan Mcdougall eseguito nel 1901 in una clinica di malati terminali del Massachussetts per stabilire il peso esatto dell’anima. L’esperimento consisteva nel porre su una bilancia di precisione il letto dove un incurabile stava per morire, e verificare quanto pesasse un attimo prima e un attimo dopo la morte (cioè, quando l’anima aveva lasciato il corpo). Il paziente n° 1 subì una perdita ponderale di 21 grammi (tre quarti di un’oncia), una misurazione rimasta famosa nonostante non si sia mai più ripetuta in altri esperimenti tutti falsificati da qualche problema, e sebbene anche sulla correttezza scientifica del primo caso sussistano seri dubbi (e ci sia abbondanza di spiegazioni al fenomeno). Mary Roach conduce il suo lettore in India, per verificare casi di reincarnazione (nessuna verifica dà risultati certi), e in castelli infestati dai fantasmi (per lo più, si tratta di casi generati da infrasuoni), ma anche in archivi dove si conservano le materie ectoplasmatiche fuoriuscite dal corpo di sedicenti medium, e del tutto simili a delle garze. Pare che ci fossero medium abilissime nel tirarsele fuori dalla vagina o dal retto dove se le erano infilate poco prima. Interessanti le pagine sull’anima vista come fenomeno quantistico. Là dove lo scetticismo della Roach traballa è di fronte ai casi di NDE (Near Death Experience), quelli cioè di persone date per clinicamente morte che invece si risvegliano raccontando di aver visto il paradiso in fondo a un tunnel. Nonostante abbondino le spiegazioni (ci sono sostanze chimiche che producono gli stessi effetti), la giornalista lascia uno spiraglio possibilista. Mancano però, anche in questo campo, le certezze. Se abbiamo un’anima e sopravvive in qualche modo al nostro trapasso, lo scopriremo solo morendo.
238 pagine, 15.50 euro
“Apparizioni, ectoplasmi e care presenze: la vita dopo la morte secondo la scienza”, recita il sottotitolo. In realtà Mary Roach non indaga sull’esistenza dell’anima e sulla sua sopravvivenza dopo la morte con approccio da scienziata quanto con curiosità giornalistica (è giornalista scientifica del “New York Times Magazine”) e divulga, con una notevole dose di ironia, studi compiuti da altri, ricostruendo in modo accattivante (a volte addirittura esilarante) la storia degli esperimenti fatti, nel corso dei secoli, per cercare di indagare sul trascendente. Per esempio, il famoso tentativo di Duncan Mcdougall eseguito nel 1901 in una clinica di malati terminali del Massachussetts per stabilire il peso esatto dell’anima. L’esperimento consisteva nel porre su una bilancia di precisione il letto dove un incurabile stava per morire, e verificare quanto pesasse un attimo prima e un attimo dopo la morte (cioè, quando l’anima aveva lasciato il corpo). Il paziente n° 1 subì una perdita ponderale di 21 grammi (tre quarti di un’oncia), una misurazione rimasta famosa nonostante non si sia mai più ripetuta in altri esperimenti tutti falsificati da qualche problema, e sebbene anche sulla correttezza scientifica del primo caso sussistano seri dubbi (e ci sia abbondanza di spiegazioni al fenomeno). Mary Roach conduce il suo lettore in India, per verificare casi di reincarnazione (nessuna verifica dà risultati certi), e in castelli infestati dai fantasmi (per lo più, si tratta di casi generati da infrasuoni), ma anche in archivi dove si conservano le materie ectoplasmatiche fuoriuscite dal corpo di sedicenti medium, e del tutto simili a delle garze. Pare che ci fossero medium abilissime nel tirarsele fuori dalla vagina o dal retto dove se le erano infilate poco prima. Interessanti le pagine sull’anima vista come fenomeno quantistico. Là dove lo scetticismo della Roach traballa è di fronte ai casi di NDE (Near Death Experience), quelli cioè di persone date per clinicamente morte che invece si risvegliano raccontando di aver visto il paradiso in fondo a un tunnel. Nonostante abbondino le spiegazioni (ci sono sostanze chimiche che producono gli stessi effetti), la giornalista lascia uno spiraglio possibilista. Mancano però, anche in questo campo, le certezze. Se abbiamo un’anima e sopravvive in qualche modo al nostro trapasso, lo scopriremo solo morendo.
Nessun commento:
Posta un commento