venerdì 30 dicembre 2022

LA FINE DI ROMA

 
 

 
 
Corrado Augias
LA FINE DI ROMA
Einaudi
cartonato, 2022
306 pagine, 20 euro


“Trionfo del Cristianesimo, morte dell’Impero”, spiega il sottotitolo del saggio, di taglio gradevolmente divulgativo, di Corrado Augias, che già in precedenza aveva indagato, con approccio quasi giornalistico, sulla figura storica di Gesù. Gesù di cui qui non ci si occupa, partendo invece dalla predicazione di San Paolo, ritenuto il vero “inventore” del Cristianesimo, quello che gettò le basi, con la sua predicazione e le sue Lettere, alla teologia cristiana (che non nacque già scritta e messa a punto, ma sedimentò nei secoli nel corso – e ancora sta sedimentando). Che la fine di Roma, intesa come crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), possa essere messa in relazione con il trionfo del Cristianesimo è la tesi dello storico inglese Edward Gibbon (1737-1794), autore del celebre saggio “Decadenza e caduta dell’Impero Romano” (quello che ispirò “Fondazione” di Isaac Asimov). Tesi che Augias ridimensiona, in accordo con le analisi di autori successivi. Tuttavia, “La fine di Roma” racconta soprattutto del rapporto contraddittorio fra gli imperatori e i cristiani, il cui numero andava crescendo sempre di più, e che si trasformarono, alla fine, da perseguitati a persecutori (paradigmatica da questo punto di vista l’uccisione della filosofa Ipazia ad Alessandria d’Egitto). 
Il saggista racconta, anche con tecnica aneddotica, le vicissitudini dell’alternarsi degli imperatori, soffermandosi soprattutto su quelle più interessanti, quali Adriano, Marco Aurelio, Costantino o Giuliano “l’Apostata”, ma si dedica anche i teologi cristiani che andavano elaborando i dogmi di fede tramandati fino a noi, come Sant’Agostino, Tertulliano, San Girolamo e Sant’Ambrogio. Colpisce come la visione del sesso e la concezione della donna tra i primi pensatori cristiani e durante i primi concili abbia avuto, secondo Augias (che dedica all’argomento due capitoli), un certo peso nell’evoluzione delle dinamiche storiche. Colpisce anche il fanatismo di chi, fra i cristiani, cercava il martirio, al pari della crudeltà con cui li si martirizzava (anche se non sempre per volontà diretta dei Cesari). Spesso e volentieri il saggista descrive monumenti ancora oggi vistabili a Roma collegati con i fatti oggetto dei suoi racconti, e questo rende il testo molto accattivante e paragonabile a un documentario (anche grazie al supporto di una ricca documentazione fotografica). Manca tuttavia, nel susseguirsi di aneddoti, una analisi stringente sulla caduta dell’Impero, i cui motivi vengono genericamente indicati con l’eccessiva estensione del territorio da amministrare, tale da rendere impossibile il funzionamento della burocrazia e della catena di comando soprattutto nelle regioni poste ai confini più lontani. Manca anche una descrizione puntuale delle invasioni barbariche, per le quali, forse, servirà un altro libro.

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