lunedì 5 dicembre 2022

OBLIO

 



 

Stefani Bidetti
OBLIO
Onirica Edizioni
2022, brossurato
160 pagine, 12 euro


Stefano Bidetti, noto nel mondo degli appassionati di fumetti per le tante iniziative legate al fandom zagoriano e per i suoi saggi critici sulla nona arte, torna a cimentarsi con il romanzo, dopo “Il volo dell’elefante” (2018), di cui ho scritto qui: 
e dopo la raccolta di racconti brevi, anzi brevissimi, intitolata “Lo scrittore è presente” (2020). 
Se, però, la sua opera prima percorreva la strada dell’introspezione psicologica indagando sui temi dell’amore, dell’amicizia e della crescita che mette a dura prova rapporti che sembravano rodati, adesso lo vediamo alle prese con la fantascienza. “Oblio” potrebbe benissimo essere, anche per la facilità e la gradevolezza di lettura, un romanzo di “Urania”. Essendo l’autore appassionato di un personaggio come Zagor che ha la caratteristica di rappresentare, con il suo universo, un crocevia fra i generi più disparati, non meraviglia troppo cheabbia voluto anche lui cambiare scenari e tematiche, proprio come capita agli sceneggiatori e ai disegnatori dello Spirito con la Scure. 
Il romanzo di Bidetti ha un solo protagonista e, si potrebbe dire, un unico personaggio (le interazioni con gli altri avvengono solamente in retrospettiva, nelle ricostruzioni degli avvenimenti passati possibili grazie alle cronache registrate nei computer o tramite messaggi affidati agli spazi siderali). Si tratta di Akyors Crumb, unico passeggero in vita a bordo dell’astronave “Pequod III” (il cui nome cita, evidentemente, Melville). Crumb si risveglia da un sonno criogenico durato centinaia di anni, in una nave spaziale alla deriva nel cosmo e completamente deserta, senza alcuna memoria di chi sia, che cosa ci faccia lì, del perché sia solo. L’incipit ricorda quello del film “Passengers” (2016), di Morten Tyldum, con Chris Pratt che appunto si desta in una capsula da ibernazione di un’astronave in viaggio verso un mondo alieno e si sorprende di essere l’unico a essersi ridestato, solo a bordo. Ma a differenza del personaggio del film, che a un certo punto trova compagnia, Crumb deve cavarsela con le proprie forze, recuperando piano piano la memoria, cercando indizi su ciò che è accaduto al resto dell’equipaggio e dei passeggeri, e soprattutto provando a riallacciare i contatti con il pianeta Terra, da cui la nave spaziale era partita molto tempo prima. Un bel mistero da risolvere, e non manca neppure qui l’introspezione psicologica che caratterizzava “Il volo dell’elefante”. Apprezzabile anche la scelta verso la narrativa di genere, che un antico pregiudizio considerava di “serie B”. Come i fumetti, del resto.

 

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