sabato 13 maggio 2023

40 POESIE

 


 


Dario Bellezza
40 POESIE
Mondadori
I Miti Poesia
Prima edizione settembre 1996
brossurato – 70  pagine -  lire 3.900


Il libretto, come tutti quelli della collana “I Miti Poesia”, è esile ed essenziale. Ha il difetto di non avere nessun apparato critico, nessuna introduzione. C’è solo una breve nota biografica sul poeta, Dario Bellezza: nasce a Roma nel 1944, poco più che ventenne comincia a scrivere sulla rivista “Nuovi Argomenti” stringendo legami di stima e di amicizia con autori come Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Sandro Penna. Pasolini lo lancia nel 1971 con “Invettive e licenza”, definendolo “il miglior poeta della nuova generazione”. Nel 1976 vince il Premio Viareggio con “Morte Segreta”. Negli anni successivi continua a pubblicare sia di poesia sia di prosa. Ammalatosi di AIDS, muore a Roma nel 1996. Questo è quanto ci viene detto. Aggiungiamo noi che di Pasolini fu a lungo il curatore della corrispondenza. Ma era in contatto anche con Alberto Moravia, che scrisse la prefazione al suo romanzo d’esordio, “L’innocenza” (1970), a cui fecero seguito altri due testi autobiografici, “Lettere da Sodoma” (1972) e “Il carnefice” (1973), in cui racconta molto di sé. L’ispirazione poetica di Bellezza nasce spesso dalla sua omosessualità, narrata con un atteggiamento sofferto che è stato definito “maledettismo”, ossessivamente alla ricerca di un “bellissimo assassino” fra drogati e prostituti, anche di giovane età (cosa che lo accomuna a Pasolini). Tra le altre sue opere, “Angelo” (1979), “Turbamento” (1984), “L’amore felice” (1986) e “Nozze con il diavolo” (1995).
Fine del compitino, passiamo alle impressioni di un lettore (il sottoscritto) che si accosta per la prima volta a Dario Bellezza attraverso una breve selezione di 40 poesie scelte da “Invettive e licenze”, “Morte Segreta”, “Libro d’amore”, “Io”, “Serpenta”, “Libro di poesia” e “L’avversario”.
Viene fuori tutto il suo mal di vivere, il suo disagio esistenziale di omosessuale, ma non solo, di condannato all’ergastolo nel proprio corpo e alla schiavitù delle proprie passioni, ma anche alla schiavitù dell’indigenza.
“Dio! Non attendo che la morte. / Ignoro il corso della Storia. So solo / la bestia che è in me e latra”.  
E ancora: “Mia tomba / è questo  corpo vestito di poveri panni”.
La vita, del resto, è ostacolo al raggiungimento del sublime: “Non raggiungerò il Sublime perché sono vivo”.
E poi c’è il dramma della solitudine e quello del peccato: “Oh, vorrei rinascere, ritornare indietro / ma non posso. Troppo ho peccato / di peccati non miei, attributi / a posteri, mancati inganni. / Cerco amori nuovi, violente sere. / Perdono chiedo a chi non amai. / Forse verrò domani ad un prato / verde -–e non sarò più solo”. “Dio, non punirci / ancora se siamo vivi”.
Tragici questi versi: “Sono un vigliacco impaurito dalle leggi / che parlano di corruzione dei minori. Ma cari / giudici, qua il minore sono io, l’infantile bestiaccia che rischia senza coraggio un atto / semplice e assurdo che si chiama orrore della vita”.
Benché poche, le 40 poesie qui selezionate rendono Dario Bellezza una scoperta.

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