John Dickson Carr
L’AUTOMA
Il Giallo Mondadori
2023, brossurato
272 pagine, 6.90 euro
John Dickson Carr (1906-1971) scrittore statunitense ma dalle atmosfere inglesi, è uno dei maestri indiscussi del giallo “classico”, quello cioè in cui i delitti su cui si indaga avvengono in dimore signorili, in ambienti borghesi, e il colpevole va ricercato tra una ristretta cerchia di persone. Rispetto ad Agatha Christie, Dickson Carr si caratterizza per un minor realismo nelle sue trame ingegnose e diabolicamente architettate, e perciò per la costruzione di intrecci pieni di sorprese e di inquietanti misteri (non di rado si tirano in ballo una strega, il diavolo, un fantasma, salvo svelare che non c’è nulla di magico). Si susseguono trovate spiazzanti volte a meravigliare e a incuriosire il lettore giocando con lui sul filo del rasoio della credibilità. Credibilità che viene sempre rispettata, anche se le spiegazioni finali spesso scoprono appunto che di gioco intellettuale o perfino enigmistico si tratta. Del resto, lui stesso, nel suo romanzo più celebre, “Le tre bare”, spiega: "A me piace che i miei delitti siano sanguinosi e grotteschi, che le mie trame sprizzino vividezza di colore e fantasia, poiché non riesco a trovare affascinante una storia che si basi soltanto sul fatto che possa sembrare realmente accaduta. Mi sembra ragionevole sottolineare che la parola 'improbabile' è l'ultima che dovrebbe essere usata per condannare il romanzo poliziesco. Tutta la questione sta nella domanda: può questa cosa essere fatta? Se sì, non importa che sia 'probabile'". In effetti, fa notare Dickson Carr, se il colpevole di un delitto fosse la persona più "probabile" i lettori si sentirebbero delusi. E l'assassino de "Le tre bare" è in effetti il meno probabile che possa venire in mente, ma il meccanismo del giallo, una volta spiegato, è del tutto possibile, per quanto macchinoso. Non a caso Dickson Carr è considerato il genio dei delitti nelle “camere chiuse”. Ne “L’automa” (romanzo del 1938) non ci sono stanze chiuse dall’interno in cui è stato ucciso qualcuno, ma la vittima cade morta con la gola tagliata mentre si trova in bella vista in uno spazio aperto in giardino, sotto gli occhi di vari testimoni. Tutto nasce da una trovata davvero intrigante: la pretesa di uno sconosciuto di essere il vero Sir John Farnleigh, un sopravvissuto al naufragio del Titanic, che racconta di uno scambio di persona avvenuto appunto perché il pretendente e l’attuale Sir erano stati dati per dispersi. Colui che, a distanza di anni, è tornato a ereditare i possedimenti di famiglia, non sarebbe il vero erede. Ci sono buone ragioni per credere alle versioni dei fatti di entrambe le parti in causa, ma prima che si scopra la verità grazie a un testimone e alla prova delle impronte digitali, avviene un sorprendente delitto (no, a morire non è il testimone). A indagare sul caso giunge il corpulento criminologo Gideon Fell, l’investigatore più ricorrente nei romanzi di Dickson Carr. L’automa del titolo è un macchinario dalla forma umana e pieno di ingranaggi, risalente a vari secoli prima, che una volta si muoveva per il divertimento degli antichi proprietari, ma che adesso nessuno sa più come far funzionare. Non è lui l’assassino, però un piccolo ruolo nella soluzione ce l’ha.
L’AUTOMA
Il Giallo Mondadori
2023, brossurato
272 pagine, 6.90 euro
John Dickson Carr (1906-1971) scrittore statunitense ma dalle atmosfere inglesi, è uno dei maestri indiscussi del giallo “classico”, quello cioè in cui i delitti su cui si indaga avvengono in dimore signorili, in ambienti borghesi, e il colpevole va ricercato tra una ristretta cerchia di persone. Rispetto ad Agatha Christie, Dickson Carr si caratterizza per un minor realismo nelle sue trame ingegnose e diabolicamente architettate, e perciò per la costruzione di intrecci pieni di sorprese e di inquietanti misteri (non di rado si tirano in ballo una strega, il diavolo, un fantasma, salvo svelare che non c’è nulla di magico). Si susseguono trovate spiazzanti volte a meravigliare e a incuriosire il lettore giocando con lui sul filo del rasoio della credibilità. Credibilità che viene sempre rispettata, anche se le spiegazioni finali spesso scoprono appunto che di gioco intellettuale o perfino enigmistico si tratta. Del resto, lui stesso, nel suo romanzo più celebre, “Le tre bare”, spiega: "A me piace che i miei delitti siano sanguinosi e grotteschi, che le mie trame sprizzino vividezza di colore e fantasia, poiché non riesco a trovare affascinante una storia che si basi soltanto sul fatto che possa sembrare realmente accaduta. Mi sembra ragionevole sottolineare che la parola 'improbabile' è l'ultima che dovrebbe essere usata per condannare il romanzo poliziesco. Tutta la questione sta nella domanda: può questa cosa essere fatta? Se sì, non importa che sia 'probabile'". In effetti, fa notare Dickson Carr, se il colpevole di un delitto fosse la persona più "probabile" i lettori si sentirebbero delusi. E l'assassino de "Le tre bare" è in effetti il meno probabile che possa venire in mente, ma il meccanismo del giallo, una volta spiegato, è del tutto possibile, per quanto macchinoso. Non a caso Dickson Carr è considerato il genio dei delitti nelle “camere chiuse”. Ne “L’automa” (romanzo del 1938) non ci sono stanze chiuse dall’interno in cui è stato ucciso qualcuno, ma la vittima cade morta con la gola tagliata mentre si trova in bella vista in uno spazio aperto in giardino, sotto gli occhi di vari testimoni. Tutto nasce da una trovata davvero intrigante: la pretesa di uno sconosciuto di essere il vero Sir John Farnleigh, un sopravvissuto al naufragio del Titanic, che racconta di uno scambio di persona avvenuto appunto perché il pretendente e l’attuale Sir erano stati dati per dispersi. Colui che, a distanza di anni, è tornato a ereditare i possedimenti di famiglia, non sarebbe il vero erede. Ci sono buone ragioni per credere alle versioni dei fatti di entrambe le parti in causa, ma prima che si scopra la verità grazie a un testimone e alla prova delle impronte digitali, avviene un sorprendente delitto (no, a morire non è il testimone). A indagare sul caso giunge il corpulento criminologo Gideon Fell, l’investigatore più ricorrente nei romanzi di Dickson Carr. L’automa del titolo è un macchinario dalla forma umana e pieno di ingranaggi, risalente a vari secoli prima, che una volta si muoveva per il divertimento degli antichi proprietari, ma che adesso nessuno sa più come far funzionare. Non è lui l’assassino, però un piccolo ruolo nella soluzione ce l’ha.
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