sabato 30 marzo 2024

L' ARTE DI GOVERNARE LA CARTA

 

Ambrogio Borsani
L'ARTE DI GOVERNARE LA CARTA
Editrice Bibliografica
2017, brossurato
152 pagine, 20 euro

“Follia e disciplina nelle biblioteche di casa”, spiega il sottotitolo dando una più precisa idea del contenuto, già comunque ben resa dal titolo stesso. Il senso del volumetto, però, è ancor meglio rappresentato in una citazione da Anatole France che fa da preambolo: “Non passo quasi mai davanti alle bancarelle senza scovare qualche libro che mi mancava e che non sospettavo minimamente di non avere. Al rientro, devo affrontare le grida della governante, che mi accusa di riempire la casa di cartacce fatte apposta per attirare i topi”. Chi di noi bibliofili non si riconosce nel quadretto? E ancor di più ci si riconosce nella trattazione dei vari aspetti della sindrome da bibliofilia data da Ambrogio Borsani, affetto anche lui dalla stessa patologia e che quindi, dopo aver raccontato la storia del libro (nato dai rotoli manoscritti) elenca con cognizione di causa le problematiche: la mancanza di spazio, la collocazione negli scaffali, la classificazione delle collezioni (si cita la Dewey, si sconsiglia l’ordine alfabetico per autore, ci suggerisce la divisione per nazioni), i danni alle strutture stesse delle case, il pericolo di crolli degli scaffali. L’aneddotica è ricca.  
 
Mentre leggevo, con piacere, il manuale di Borsani, mi sono reso conto di aver scritto anch’io, ancora prima di lui (nel 2011), un articolo pubblicato sul mio blog “Freddo cane in questa palude”, intitolato “C’è posto per te”. Siccome le mie considerazioni e le soluzioni proposte non sono troppo diverse, ho pensato di selezionare alcuni passaggi, che trovate qui di seguito.
 

C'E' POSTO PER TE
di Moreno Burattini
 
Mi gongolo di soddisfazione tutte le volte che miro e rimiro le mie scaffalature piene di libri, volumi, albi e fascicoli, perfettamente disposti per serie, per argomento, per tipologia, per colore delle costoline. Non c’è nessuna comodità da digitalizzazione che possa ripagare la soddisfazione di vedere delle librerie colme di carta. Stante questa sacrosanta verità, resta da capire come accidenti fare quando le librerie sono fin troppo colme e non c’è più spazio per infilare tra un volume e l’altro neppure una cartolina. Nella mia pluridecennale esperienza di stivaggio (arte in cui mi considero ormai un genio – riconosciuto peraltro da tutto il parentado), la prima cosa che mio viene da dire è questa: non è vero. Segnatevi questa verità fondamentale: quando le apparenze vi fanno credere che lo spazio sia esaurito, le apparenze ingannano. Si tratta soltanto di disporre meglio gli albi. Magari invece che in un’unica fila orizzontale si possono fare tante pile verticali, una affiancata all’altra. C’è sempre dello spazio in più, se ci si pensa bene e si studia il problema con attenzione.
Ma procediamo con ordine. Innanzitutto, regola numero uno: mai rinunciare all’acquisto di un libro o di un fumetto “perché in casa non c’è più posto”. Si deve sempre partire dal presupposto che il posto c’è. Se non c’è, si trova. Per esempio, si compra una casa nuova. Sembra una battuta ma è un’affermazione seria. Se in una famiglia i figli crescono di numero e in età, non si pensa forse a un trasloco in una dimora più larga e accogliente? Non c’è niente di scandaloso nel fatto che un collezionista possa scegliere un appartamento con una stanza in più pensando a un luogo dove conservare le sue collezioni. Chi ha la moto non si compra forse una casa con un garage o uno scantinato? Chi ha il pollice verde non la sceglie con un giardino o con una ampia terrazza? Bene, chi legge fumetti si fa mettere in progetto un salottino da lettura. Se proprio una casa nuova è fuori discussione, restano comunque delle alternative. Il garage e la soffitta, per esempio. Che ci fanno tutte quelle cianfrusaglie inutili in solaio? Fuori! Una bella scaffalatura e il sottotetto diventa una biblioteca. E la casa dei genitori, dove la mettiamo? Quando qualcuno si sposa o va a vivere da solo, di solito lascia libera la propria cameretta. Quella ci appartiene di diritto. E’ nostra. Ci siamo cresciuti. E adesso la riempiamo con i nostri albi. Le mamme non possono che essere contente. I figli tornano a salutarle con frequenza settimanale o bisettimanale. Le salutano di passaggio, ovviamente, andando a posare o riprendere i loro fumetti, ma intanto le salutano. Esiste anche la possibilità di prendere in affitto una piccola stanza da un vicino, o un monolocale.
Ma facciamo l’ipotesi peggiore: c’è soltanto una casa. La prima cosa da fare è razionalizzare lo spazio. Il motivo per cui di solito si dice che non c’è più posto è che si sono riempiti tutti gli scaffali della libreria del salotto o dello studio. Al che, la prima considerazione da fare è la seguente: quanta parete libera si vede, in giro per la casa?
C’è da scommettere che l’arredamento della prima ora abbia lasciato muri bianchi grandi come schermi cinematografici, con al centro magari un paio di quadretti di pessimo gusto comprati durante le vacanze a Maiorca perché li faceva un artista di strada. La regola numero due è: non ci devono essere pareti libere. Dove c’è una parete libera, ci si mette davanti una libreria. Tanto i muri bianchi ingialliscono, i bambini li scarabocchiano, ci vengono spiaccicate le zanzare, ci vanno gli schizzi di olio e di vino, ci fanno la cacca le mosche. Una bella libreria invece arreda in modo leggiadro e isola anche acusticamente e termicamente. Mogli e fidanzate tenteranno in tutti i modi di riempire gli scaffali di soprammobili. Deve essere loro impedito a costo di ricorrere allo scudiscio. Regola numero tre: i soprammobili sono vietati. Che poi non è il soprammobile in sé che dà noia, è il fatto che si pretenda che attorno al soprammobile ci sia il vuoto.
Ma il punto fondamentale che distingue il collezionista di genio dal dilettante allo sbaraglio è la misura dello spazio vuoto tra un ripiano e l’altro. Gli sciocchi di solito comprano una libreria così com’è: ammettiamo che la vendano con tre ripiani distanti fra loro trenta centimetri (che creano quattro diversi spazi). Ergo, se io dentro ci metto una fila di fumetti alti venti centimetri, avanzano dieci centimetri. Moltiplicati per quattro spazi, sono quaranta centimetri! In pratica, nello stesso scaffale ci starebbero altre due file degli stessi fumetti. Basterebbe mettere due ripiani in più, calcolati sulla base delle altezze degli albi. E vogliamo parlare di quanto spazio libero c’è fra la fine della libreria e il soffitto? Di solito, almeno un metro! Quanta carta stampata ci potrebbe stare in quel vuoto assurdo! Perciò, regola numero quattro: farsi fare delle librerie su misura, che occupino tutto lo spazio sfruttabile, con i ripiani calcolati alla giusta distanza fra loro sulla base del materiale collezionato.
Ma non è finita. Ammettiamo che delle scaffalature perfette riempiano lo spazio domestico in modo impeccabile. Volete raddoppiare la disponibilità con uno schioccar delle dita? Basterà accertarsi che la larghezza degli scaffali consenta di poter mettere gli albi in doppia fila. Perciò, niente Billy per i fumetti Bonelli! Ci sta una fila sola. Bisogna comprare modelli più larghi, capaci di ospitare una fila davanti e una fila dietro. In certi casi le file possono perfino essere tre. Il mio sogno, quello di cui parlo sempre con la persona amata quando ci sdraiamo insieme sull’erba del prato a guardare le stelle, è non solo di avere una sola grande stanza in un’unica casa in cui conservare tutti i miei libri e i miei fumetti divisi in almeno quattro case diverse, ma (ed ecco la vera libidine) con tutte le costoline disposte in singola fila. E’, naturalmente, un sogno irrealizzabile. Appunto per questo, in mancanza di meglio, vada per la doppia fila.


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