AVVICINATEVI ALLA BELLEZZA
di Giovanni Capecchi
Maria Cristina Masdea
Valerio Tesi e Grazia Tucci
Giorgio Tesi Editrice
2015, brossurato
150 pagine)
Da buon pistoiese ho sempre ritenuto di stupefacentemente belle le ceramiche del fregio che orna la facciata dell'antico, trecentesco Spedale del Ceppo. E mi sono sempre chiesto perché non godessero della fama di tante altre opere d'arte della Toscana. Adesso che è stato portato a termine un lungo e accurato restauro, e i colori delle terracotta invetriate sono tornate al loro primitivo splendore, ci sono buone probabilità che i visitatori accorrano sempre più numerosi ad ammirarle. Insomma, che "si avvicinino alla bellezza", come recita il titolo del catalogo che Giovanni Capecchi, Maria Cristina Masdea, Valerio Tesi e Grazia Tucci hanno confezionato in occasione della fine dei lavori e dell'apertura al pubblico dell'allestimento museale realizzato all'interno del vecchio Ospedale (oggi monumento storico, dato che è stato costruito un moderno nosocomio in periferia). L'allestimento ricostruisce le corsie dei letti così come erano nel medioevo e propone anche ai visitatori i ferri chirurgici in uso nei secoli passati (uno spettacolo degno di un film horror, ma anche una importante testimonianza sulla vita, e sulla morte, dei nostri avi). E' visitabile anche un piccolo ma assolutamente ben conservato teatro anatomico in cui i professori di un tempo sezionavamo i cadaveri per far scuola agli studenti di modicina.
Ma torniamo al fregio, ovvero a una decorazione di grandi dimensioni sulla facciata dello Spedale, a lungo attribuita alla bottega dei Della Robbia, ma oggi riconosciuta in gran parte come opera del lavoro della famiglia "rivale" e contemporanea di Santi Buglioni. Le ceramiche, lucide e coloratissime, sono state eseguite nei primissimi anni del Cinquecento secondo la tecnica della terracotta invetriata di cui sia i Della Robbia che i Buglioni erano maestri - e, si dice, depositari del segreto della lavorazione, tutt'oggi non del tutto chiarito. La commissione dell'opera si deve a un frate certosino, spedalingo si Santa Maria Nuova a Firenze, Leonardo di Giovanni Buonafede, abile amministratore e amante dell'arte. Da buon mecenate volle farsi raffigurare in prima persona in più punti del fregio, che raffigura le opere di misericordia corporali. Le figure sono tutte a grandezza naturale e dunque gli atteggiamenti sono ben visibili dalla piazza antistante l'edificio, nonostante i trovino a parecchi metri di altezza, Ma se l'insieme, monumentale, stupisce per le dimensioni, lasciano a bocca aperta i particolari e la recitazione dei personaggi. Il catalogo, oltre a inquadrare storicamente il capolavoro pistoiese, mostra in dettaglio decine e decine di volti, la cui perfezione espressiva ha del miracoloso. Inoltre, vengono descritte le difficoltà del restauro e le modalità con cui si è provveduto a eseguirlo, Il mio consiglio è di cercare su Google le immagini del fregio, e poi venire a Pistoia ad ammirarle dal vero.
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