giovedì 23 ottobre 2025

L’ORIZZONTE DELLA NOTTE

 
 
Gianrico Carofiglio
L'ORIZZONTE DELLA NOTTE 
Einaudi
2024, brossurato
284 pagine, 18.50 euro

Chissà se i gialli di Gianrico Carofiglio (Bari, 1961) si possono definire “police procedural”, e chissà se l’autore sarebbe d’accordo. Con la competenza che gli deriva dall’essere un ex magistrato, Carofiglio racconta le indagini del suo personaggio più fortunato, l’avvocato Guido Guerrieri, spiegandone mosse in ambito giudiziario, nei corridoi e nelle aule dei palazzi di giustizia o nelle sale riservate ai colloqui con i detenuti nelle carceri, in modo dettagliato e ben documentato, a vantaggio del coinvolgimento del lettore nelle vicende. 
Di Carofiglio e di Guerrieri abbiamo parlato in altre occasioni, una delle quali è la recensione de "La regola dell'equilibrio", che potete trovare cliccando qui
Per giustificare l’etichetta di “procedural” serve, a questo punto, citare lo scrittore Ed McBain il quale, nel 1956, con un romanzo intitolato “L’assassino ha lasciato la firma” inaugurò la serie dell’87° Distretto, che avrebbe finito per contare una sessantina di titoli. Una serie che cominciò a dipanarsi dopo che l’autore ebbe visitato le sale-agenti dei Dipartimenti di polizia, i tribunali, i laboratori della scientifica, le stanze dei confronti all’americana, il carcere di S. Quintino: il lettore che ne segue gli episodi trova riprodotti sulle pagine addirittura i fac-simile dei moduli e degli stampati in uso presso le Centrali, i bloc-notes dei poliziotti, le fotografie degli schedari. E le indagini vengono seguite passo dopo passo lungo l’itinerario di ricerche e di interrogatori tipico degli investigatori delle grandi città americane. Prima di McBain c’erano stati anche (pochi) altri che avevano scritto “police procedural” ma soltanto con l’87° Distretto protagonista dei romanzi non è più solo un investigatore, ma un’intera squadra di poliziotti, ognuno con le proprie caratteristiche, i propri pregi e  difetti. 
Di uno di questi romanzi, “Allarme: arriva la madama” potete leggere la mia recensione cliccando sul titolo.
Le pagine di McBain sono popolate di personaggi vivi, problematici, coinvolgenti, dotati di un tale spessore psicologico da far sembrare fredde pedine di una scacchiera i protagonisti dei gialli di Agatha Christie nei suoi gialli. “Sono del parere che le uniche persone qualificate per trattare con i criminali sono i poliziotti”, dichiara McBain in una intervista. “Nella realtà, se un investigatore privato trova un cadavere chiama subito la polizia. Gli investigatori privati si occupano di mariti infedeli. Gli investigatori delle compagnie di assicurazione si trovano raramente coinvolti in omicidio. E sicuramente le vecchie signore che vivono in una casa di campagna in Inghilterra non ci si trovano mai coinvolte”. Ecco, mi pare che Carofiglio sia della stessa idea, dato che Guido Guerrieri non è un investigatore privato ma un avvocato (dunque un addetto ai lavori), e dato che lo scrittore ha al suo attivo un’altra serie gialla dedicata a Pietro Fenoglio, maresciallo dei carabinieri, che conta finora tre romanzi (tra cui “L’estate fredda”, recensito su questo blog).
Da notare che anche Ed McBain è autore di una serie con protagonista un avvocato, Matthew Hope, che conta tredici titoli. “L’orizzonte della notte” è invece il settimo romanzo con Guido Guerrieri, legale barese dalla vita tormentata e dalle troppe elucubrazioni esistenziali. Il personaggio, peraltro, va dallo psicanalista Carnelutti nel cui studio si lascia andare in divagazioni filosofiche e letterarie, è caduto in una depressione che neppure il lavoro e la sua sacca da pugilato riescono ad alleviare. E’ invecchiato, dice di aver paura della morte e giunto alla soglia dei sessant’anni, per di più,  viene lasciato dalla fidanzata Annapaola, mentre la sua storica ex, Margherita, muore in seguito a una grave malattia. Il caso di cui Guido è chiamato a occuparsi, coinvolto dal suo più caro amico, Ottavio, gestore dell'Osteria del Caffellatte, una libreria “notturna”, riguarda Elvira Castell, affascinante e inquietante al tempo stesso, accusata di aver ucciso l'ex cognato Giovanni Petacci, ritenuto dalla donna responsabile del suicidio della sorella gemella Elena, che dal marito era stalkerizzata. Elvira non nega di aver sparato, ma afferma che si è trattato di un omicidio accidentale avvenuto durante un litigio, per legittima difesa. Il punto da dirimere è appunto questo: la Castell ha premeditato o no il suo gesto? Ci sono altri interessi in ballo, come l’eredità dei beni di Elena, o davvero alla base del delitto si possono individuare soltanto i rapporti tesi fra Elvira e il Petacci, sicuramente un violento? I dubbi sono tanti, l’atteggiamento dell’imputata è ondivago e a tratti irrazionale, tuttavia Guerrieri svolge in modo impeccabile le indagini e la difesa. Il finale è amaro, coerentemente con il sottotono della narrazione, più malinconica e meno brillante del solito, in ragione delle inquietudini del protagonista che comincia a meditare di lasciare l’avvocatura. Dispiace un po’ questa evoluzione-involuzione di un personaggio in crisi per scelta dell’autore, il quale continua però a dare sfoggio di stile, con la sua scrittura limpida, e incantevolmente essenziale e profonda al tempo stesso.


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