venerdì 24 ottobre 2025

RANGER E FUORILEGGE



 
Francangelo Scapolla
RANGER E FUORILEGGE
Il Melangolo
2023, brossura
144 pagine, 14.50 euro

“Le origini di Tex: 1948-49”, recita il sottotitolo, chiarendo l’identità del Ranger e del Fuorilegge evocati dal titolo e dalla sagoma nera sulla copertina gialla, colori del resto non scelti a caso. Tuttavia, la lettura del saggio di Francangelo Scapolla lascia francamente perplessi. Vediamo perché. Il minore dei problemi consiste nel fatto che da pagina 15 a pagina 129 viene semplicemente tracciato il riassunto in prosa delle avventure a fumetti contenute, come si legge, nei primi 59 albetti a striscia (definiti “fascicoli”) della saga di Aquila della Notte,  quelli pubblicati tra il 30 settembre 1948 e il 5 gennaio 1950. Tutto ciò è specificato nella “nota bibliografica” dove si dice che a mandarli in stampa fu la Sergio Bonelli Editore ma, in realtà, mi si perdoni la pedanteria, si trattò delle edizioni Audace. Tuttavia c’è un’altra inesattezza: si cita come “cinquantanovesimo” l’albetto conclusivo della storia con il Sindacato dell’Oppio. Ecco, “L’infernale battaglia” è il n° 5 della II Serie della “Collana del Tex”. La I Serie conta 60 “fascicoli” (da “Il totem misterioso” a “I sicari del drago”), quindi “L’infernale battaglia” è il sessantacinquesimo, e non il cinquantanovesimo. Ciliegina sulla torta, la nota bibliografica cita il Maxi Tex “Nueces Valley”, dell’ottobre 2017, e specifica: “Script: Gianluigi Bonelli; Art: Aurelio Galleppini”. Gli autori, in realtà, sono Mauro Boselli (testi) e Pasquale Del Vecchio (disegni). 
Annotando come 110 pagine su 135 del saggio di Scapolla contengono, in ultima analisi, soltanto un pur articolato e gradevole resumé della prima serie a striscia (più un pezzettino della seconda), intendo dire che soltanto in sei pagine, dalla 9 alla 14, si accenna en passant al contesto editoriale al momento storico e culturale in cui Tex mosse i primi passi, alle fonti di ispirazione cinematografiche, alla figura degli autori, con una sintetica disamina che non aggiunge nulla a quanto già si sa e viene spesso ripetuto. Nel riepilogo delle avventure si sottolineano brevemente frasi e circostanze che servono a descrivere il personaggio così com’era caratterizzato nelle primissime storie seguendolo nella sua iniziale evoluzione, mettendo in evidenza la tempra eccezionale dell’eroe, di cui si lodano a ogni passo la forza, il coraggio, l’abilità, l’intuizione: “le risorse di Tex sono infinite”. Stranamente, si citano le storie degli albetti a striscia senza riferire anche della serie gigante (in questo caso, l’avventura del Sindacato dell’Oppio si conclude a pagina 56 del n° 5, “Satania!”), come se l’autore volesse vestire i panni del purista, fedele custode della tradizione delle primissime origini, ostentando diffidenza verso tutto ciò che è venuto dopo. La sensazione viene confermata dalle affermazioni di Scapolla fa nei capitoli “Premessa”, “Conclusioni” e “Incongruenze”. 
Vale la pena di citare quanto scritto: “Questo saggio è rivolto soprattutto ai lettori di Tex del terzo millennio che hanno scarsa (o nulla) memoria del personaggio delle origini, quello coniato e sceneggiato da Gianluigi Bonelli nel 1948. La personalità di Tex si è modificata nei decenni, essenzialmente da quando i soggettisti successivi a Bonelli hanno iniziato a ideare le trame delle nuove avventure. E in questo percorso Tex ha subito modifiche anche sostanzialmente nell’atteggiato, nella figura, nel modo di fare, di esprimersi, di rapportarsi col mondo esterno. E’ mutata anche la filosofia del ranger, che non si muove più come un lupo solitario, ma in sintonia con i suoi pards. Quello foggiato e modellato da Gianluigi Bonelli aveva un temperamento anarchico e libertario, che rispecchiava, in una certa misura, la personalità dello stesso Bonelli”. Sembra di capire che il Tex delle origini, il lupo solitario, abbia cambiato pelle, cessando di essere anarchico e libertario, per colpa degli sceneggiatori che hanno preso il posto di Gianluigi Bonelli (compreso, evidentemente, suo figlio Sergio). Si dimentica, forse, che fu lo stesso Gianluigi a creare il quartetto dei pards, facendo rinunciare Tex alla figura del ribelle solitario, facendolo addirittura sposare, diventare capotribù e accettare l’incarico di agente indiano. L’ultima storia scritta da Bonelli senior è data 1991: ha sceneggiato le avventure del suo eroe per oltre quarant’anni. Inevitabilmente c’è stata un’evoluzione “nell’atteggiato, nella figura, nel modo di fare, di esprimersi, di rapportarsi col mondo esterno”, ed anche la filosofia del ranger, ma ciò è avvenuto per mano del creatore del personaggio. Si potrebbe persino sostenere che ciò che gli autori dei testi dal 1991 in poi hanno modificato sia molto meno dei cambiamenti operati da Gianluigi Bonelli.
Scapolla aggiunge: “Esistono pure incongruenze temporali: i lettori del terzo millennio sono convinti, ad esempio, che Tex sia nato nel 1838, e di conseguenza alcuni eventi importanti hanno subito uno slittamento e uno sfasamento impropri in rapporto alla reale età di Tex, come ad esempio la guerra di secessione americana”. Altra ciliegina: “I fatti che Bonelli aveva descritto sconfessano quelle ipotesi”. Dunque si ritiene che in presenza di incongruenze temporali facciano testo le indicazioni di Gianluigi, e si rinnega come anatema la data del 1838 come anno di nascita di Tex stabilita da Mauro Boselli e tenuta come punto fermo alla base della documentatissima collana “Tex Willer” varata con grande successo nel 2018. 
Qual è, dunque, la datazione proposta da Scapolla? A pagina 140 troviamo la risposta: “dovrebbe essere nato nel 1813/1814”. Per giustificare questa convinzione, il saggista spiega: “Nell’albo ‘Nueces Valley’, pubblicato nel Maxi Tex il 16 ottobre 2017, apprendiamo che Tex sarebbe nato nel 1838, e questa data è inverosimile, in quanto all’inizio della guerra civile (1861) avrebbe 23 anni, mentre secondo la versione di Bonelli e Galep ha già un figlio dell’età di Kit, quindi dovrebbe averne poco più del doppio”.  Ora, chiediamoci: a quale età di Kit si riferisce il dotto saggista? Indubbiamente a quella che dimostra nella storia in cui figura il generale Quantrell, datata 1955 (identifichiamola con il titolo “La traccia di sangue”, quello dell’albo a striscia n° 7 della Serie Smeraldo), in cui compaiono sudisti e nordisti ed è chiaramente in corso la Guerra di Secessione (la si ritrova sul Tex Gigante n° 24). In quella circostanza, Kit Willer dimostra diciotto anni (ma ha poca importanza: effettivamente c’è e sa tenere la pistola in pugno). Scapolla sembra però dimenticare che esiste un’altra avventura, sempre firmata da Bonelli senior e Galleppini, più matura e meglio circostanziata, “Tra due bandiere” (Tex Gigante n° 113, marzo 1970), in cui Aquila della Notte narra ai pards le sue avventure nella guerra tra Nord e Sud, e non solo il figlio si meraviglia di non saperne niente, ma il padre racconta fatti avvenuti durante la propria gioventù, quando faceva ancora il mandriano e Kit non era nato. 
Dunque esistono due versioni date dallo stesso creatore del personaggio, e poiché la seconda giunge dopo a correggere la prima, si deve dar credito a quest’ultima. Scapolla non lo fa perché, evidentemente, ritiene fonte di verità e oro colato solo ciò che compare sui “fascicoli” a striscia. Riguardo all’anno di nascita di Tex stabilito da Boselli, il saggista aggiunge: “E’ più che comprensibile che l’avvicendarsi di nuovi soggettisti in un arco di tempo tanto ampio possa aver ‘annebbiato’ il ricordo di tanti elementi basilari, scelti e inseriti da Gianluigi Bonelli”. Ma allora pare dunque che il primo “annebbiato” sia lo stesso Bonelli, che nel 1970 non ricorda, secondo il saggista, quel che di basilare aveva scritto nel 1955. Lascio tuttavia rispondere a Luca Raffaelli, che affronta il problema nel suo articolo “Un Eroe contro la Guerra” che fa da introduzione al volume n° 52 della Collezione Storica a Colori di Repubblica, dove leggiamo che “si può pensare che Bonelli abbia potuto dimenticare gli accenni alla Guerra di Secessione scritti anni prima. Ma sembra più interessante immaginare che da quelli siano nate idee che era giusto sviluppare nel momento in cui il suo personaggio avesse raggiunto la più alta maturità”. Scapolla elenca alcune altre incongruenze temporali, sempre sostenendo la tesi che facciano fede le storie delle origini, scordando però i tanti anacronismi rintracciabili proprio nelle prime avventure, a partire dalle vignette in cui compare addirittura un’automobile, una Ford T, che è stata fabbricata soltanto nel 1908. Gli esempi potrebbero sprecarsi. Ritenere attendibili, precisi e soprattutto coerenti i riferimenti storici riscontrabili nelle strisce di Tex è come credere che la Bibbia riferisca nel libro della Genesi gli esatti avvenimenti che portarono alla creazione del mondo. In un articolo sul sito “Lo Spazio Bianco” leggiamo: “All’epoca si scriveva di getto e i lettori non si facevano troppe domande: era bello così. Oggi gli sceneggiatori non se lo possono più permettere: devono essere più cauti, e valutare bene quali fatti storici far vivere al ranger e ai suoi pards”. Gianluigi Bonelli, come tutti o quasi gli sceneggiatori di fumetti degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, davano priorità all’avventura piuttosto che alla documentazione, che di certo non era neppure così facile da reperire come oggi. Per risolvere le incongruenze e le contraddizioni in cui si inciampa nelle prime storie di Tex, Mauro Boselli ha fatto e sta facendo i salti mortali, ed è riuscito a sanare gran parte delle difficoltà e delle aporie, restituendo al personaggio con la serie “Tex Willer” (quella dedicata al Tex ventenne) non soltanto una coerenza logica e cronologica così come una aderenza ai fatti storici, ma anche (udite udite) il primitivo spirito anarchico e libertario, e la sua caratteristica di lupo solitario. 



Nessun commento:

Posta un commento