Da
giorno 11 febbraio 2021 è in distribuzione, negli shop on line e nelle
fumetterie o nelle librerie (almeno in quelle più vispe, presso le altre
si può ordinare), il quinto volume cartonato di "Zagor: le origini".
Molto presto, entro aprile, uscirà il sesto e ultimo. "La grotta sacra" porta la mia firma per i testi e propone i disegni di una autentica guest star, Giovanni Freghieri
(storico disegnatore di Dylan Dog e Martin Mystére), che ha saputo
mettersi al servizio del personaggio restandone poi a tal punto
conquistato da aver chiesto di poter disegnare altre avventure dello
Spirito con la Scure (e lo abbiamo accontentato con la miniserie "Zagor
Darkwood Novels"). Ls bella copertina è di Michele Rubini, i colori di Luca Saponti.
Il volume propone una versione rivista e corretta dello Speciale Zagor n° 13, “Darkwood Anno Zero”, dell’aprile 2001, disegnato da Gallieno Ferri
e sceneggiato dal sottoscritto per celebrare i primi quaranta anni del
personaggio. Tuttavia, sempre nell’ottica di unire in una unica
narrazione i fatti del passato dello Spirito con la Scure disseminati in
tutta una serie di pubblicazioni, ci sono importanti elementi tratti
appunto dal romanzo di Davide Morosinotto, "Zagor", oltre a precisi riferimenti a “La foresta degli agguati”,
l’avventura di esordio. C’è infatti il primo, drammatico scontro con il
malvagio Kanoxen, intenzionato a risvegliare gli spiriti del male: una
lotta, quella fra i due, che rappresenta il banco di prova per tutte le
imprese future dell'eroe.
"Darkwood Anno Zero"
giunse a celebrare i quaranta anni dello Spirito con la Scure. Lo
spunto di partenza era stato cercare di spiegare che cosa significhi il
simbolo sulla casacca dello Spirito con la Scure, che rappresenta
un’aquila stagliata contro il disco del sole. Io e Gallieno Ferri lo
facemmo immaginando appunto l’incontro di Patrick Wilding con la
bellissima Shyer, una strega indiana con il dono della
chiaroveggenza, destinata a istruirlo sui misteri della spiritualità
pellerossa e a investirlo della sua missione, aiutandolo a trovare il
suo posto nella Ruota della Medicina. Nella logica interna della
miniserie, “La grotta sacra” serve appunto far confrontare
Patrick Wilding con il lato magico della realtà e con la complessa
spiritualità indiana. Indubbiamente il nostro eroe ha sempre dimostrato
di conoscere bene l’indole religiosa dei pellerossa e l’intimo legame
dei nativi con la magia più ancestrale, quella legata allo “spirito
della terra”: bisognava capire chi lo avesse iniziato a certe
conoscenze, dove essere acquisito la particolare sensibilità che Zagor
ha sempre dimostrato.
Che
l'eroe avesse doti particolari quanto a "percezioni" lo si vede,
peraltro, proprio nella prima avventura del 1961 (basterà guardare la
striscia riprodotta qua sopra. . Nessun potere magico, per carità (Zagor
non ne ha), ma certo anche il fatto di trovarsi sempre al centro delle
più incredibili avventure testmonia una certa presposizione, una
funzione da "catalizzatore". In ogni caso, "La grotta sacra" è l'unico
eoisodio, all’interno della miniserie, che potrebbero essere etichettato
come “fantasy” (mentre nella serie regolare, come sappiamo, per una
precisa scelta di Sergio Bonelli, ribadita più volte in molte
interviste, le storie “fantastiche” si alternano con maggior frequenza a
quelle “realistiche”).
L’importanza di Shyer
nella saga zagoriana si capisce ancor meglio nel corso di altre storie,
dove si spiega la sua appartenenza a una sorellanza risalente
addirittura ad Atlantide, la stessa a cui rimanda il mito delle
amazzoni, ma che ha le sue radici in tempi ancora più antichi, quelli in
cui è nato lo sciamanesimo femminile. In “Darkwood Anno Zero”
ancora Shyer sembra, per quanto carismatica e affascinante, ancora
soltanto una sorta di strega, o di fata Morgana. In un altro racconto, “La progenie del male”
(n° 550), pubblicato nella serie regolare nel 2011 e cioè in occasione
del cinquantennale del personaggio, la sciamana viene inquadrata ina
prospettiva assai più ampia e si preannuncia che Zagor si metterà alla
ricerca delle Amazzoni, una comunità di donne guerriere di origine
atlantidea, collegate alla sorellanza che il nostro eroe scopre a Machu Picchu, da cui si sono scisse in passato.
Ne “La progenie del male”
viene citata la "lingua degli antichi", ispirata da Umberto Eco che nel
suo saggio "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea"
(1993) cita l'arcaica lingua aymara (un idioma andino parlato ancora
oggi) per la sua struttura paragonabile a quella di un linguaggio
informatico, al punto che sembra appunto costruita in laboratorio. La
scrittrice spagnola Matilde Asensi ha dedicato all’argomento un romanzo
molto avvincente, intitolato “L’origine perduta” (2003). Quando
Zagor, ne “La progenie del male” comunica con la misteriosa "Matrice"
lo fa appunto parlando in aymara, che scopre di aver inconsciamente
appreso proprio durante il suo soggiorno con Shyer, che lo ha reso
depositario di conoscenze di cui lui stesso non è consapevole, destinate
però a riemergere al momento opportuno (come accade, infatti, nel corso
del lungo viaggio in Sud America, destinato a concludersi in Antartide,
pubblicato sulla collana Zenith tra il 212 e il 2014). E sempre in
quella lingua sono le arcane parole che Shyer pronuncia nel corso del
rito con il quale, ne “La grotta sacra”, cura le ferite del giovane Pat. Per gioco, potete anche cercarne la traduzione.
Su questo blog ne abbiamo parlato alre volte, per esempio qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2012/07/cuzco.html
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