Reg Smythe
ANDY CAPP: HIC HIC HURRAH!
Mondadori
brossurato, 1978
120 pagine, 1500 lire
Non ho mai sopportato veder chiamare Andy Capp come Carlo, e Flo come Alice (succedeva su "La Settimana Enigmistica"). Che senso ha, dato che il nome del personaggio di Reg Smith (1917-1998) è un perfetto gioco di parole (ricorda il termine "handicap") che, al massimo, potrebbe essere tradotto come Umbe Di Mento? Ma italianizzare il nome del character ha poco senso, visto che si tratta di un cockney come pochi altri mai. Vero è che gli sfaccendati da bar sono una specie difesa in tutti i Paesi dove ci sono i bar, e cioè in quelli civilizzati. Ed è per questo che è stato pubblicato in oltre cinquanta nazioni, dando vita a trasposizioni televisive e teatrali. Nella città natale del suo autore, Hartlepool, gli è stata persino eretta una statua (ad Andy, non a Reg Smythe). Nata nel 1957 come composta da vignette in un solo riquadro, la serie si è poi evoluta in strisce (solitamente di quattro quadri), che mettono in scena la sit com domestica della coppia composta da Florence, moglie in eterna lotta con i vizi del marito, ma di lui, alla fine, follemente innamorata (quanto lui di lei, nonostante le scappatelle), e lui, appunto, Andy, eterno disoccupato che vive senza patemi d'animo sulle spalle della consorte. Perennemente in ozio, perennemente in movimento oscillatorio fra la casa e il pub, convinto che le uniche cose che importino siano i suoi piccioni e la sua squadra del cuore, Andy Capp rappresenta sì una satira di un menage matrimoniale e di un certo tipo di società (che non esiste più, dato che il pub e gli hobby sono stati sostituiti dai social, dai videogiochi e delle pay TV), ma anche un inno alla filosofia di vita del non-affanno che tutti invidiamo al più disimpegnato e menefreghista dei personaggi a fumetti.
ANDY CAPP: HIC HIC HURRAH!
Mondadori
brossurato, 1978
120 pagine, 1500 lire
Non ho mai sopportato veder chiamare Andy Capp come Carlo, e Flo come Alice (succedeva su "La Settimana Enigmistica"). Che senso ha, dato che il nome del personaggio di Reg Smith (1917-1998) è un perfetto gioco di parole (ricorda il termine "handicap") che, al massimo, potrebbe essere tradotto come Umbe Di Mento? Ma italianizzare il nome del character ha poco senso, visto che si tratta di un cockney come pochi altri mai. Vero è che gli sfaccendati da bar sono una specie difesa in tutti i Paesi dove ci sono i bar, e cioè in quelli civilizzati. Ed è per questo che è stato pubblicato in oltre cinquanta nazioni, dando vita a trasposizioni televisive e teatrali. Nella città natale del suo autore, Hartlepool, gli è stata persino eretta una statua (ad Andy, non a Reg Smythe). Nata nel 1957 come composta da vignette in un solo riquadro, la serie si è poi evoluta in strisce (solitamente di quattro quadri), che mettono in scena la sit com domestica della coppia composta da Florence, moglie in eterna lotta con i vizi del marito, ma di lui, alla fine, follemente innamorata (quanto lui di lei, nonostante le scappatelle), e lui, appunto, Andy, eterno disoccupato che vive senza patemi d'animo sulle spalle della consorte. Perennemente in ozio, perennemente in movimento oscillatorio fra la casa e il pub, convinto che le uniche cose che importino siano i suoi piccioni e la sua squadra del cuore, Andy Capp rappresenta sì una satira di un menage matrimoniale e di un certo tipo di società (che non esiste più, dato che il pub e gli hobby sono stati sostituiti dai social, dai videogiochi e delle pay TV), ma anche un inno alla filosofia di vita del non-affanno che tutti invidiamo al più disimpegnato e menefreghista dei personaggi a fumetti.
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