Marco Malvaldi
IL BORGHESE PELLEGRINO
Sellerio
brossurato, 2020
290 pagine, 14 euro
Il brillante Marco Malvaldi, celebre per i delitti del Bar Lume, sembra aver trovato un altro filone per i suoi gialli di ambientazione toscana (lui è di Pisa, classe 1974). A dire il vero, protagonista ne è un forlivese (di Forlimpopoli), il celebre Pellegrino Artusi (sì, il gastronomo: 1820-1911), ma per ben due volte ci viene mostrato agire in scenari al di qua degli Appennini, dato che era divenuto fiorentino d'adozione. In "Odore di chiuso", romanzo del 2011, Malvaldi aveva portato l'Artusi in gita in Maremma, dove gli era capitato di contribuire a risolvere un caso di omicidio; adesso, con questo secondo giallo siamo in Val d'Orcia, in provincia di Siena. Anche qui viene commesso un delitto. Tuttavia non si deve credere che, come accade in certi polizieschi sui generis in cui il ruolo di poliziotto è affidato a un personaggio storico (Dante Alighieri indaga, Niccolò Machiavelli indaga), l'ottantenne Pellegrino Artusi si metta a fare il detective. Niente affatto: Malvaldi, per fortuna sua e nostra, se ne guarda bene. Un poliziotto che indaga c'è, ed è l'ispettore Artistico, già visto all'opera nel precedente romanzo. Artusi è semplicemente se stesso, tratteggiato in modo più che credibile, e se in qualche modo aiuta le indagini, è solo come consulente. Non è forzata neppure la sua presenza sul luogo dei due crimini, motivata in entrambi i casi dalla fama ricavata da Pellegrino grazie alla pubblicazione de "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", e di cucina si parla spesso e volentieri con cognizione di causa. Anzi, è la cucina il movente e la soluzione del mistero. Malvaldi si diverte a costruire un teatrino di variegati personaggi, radunati dal padrone di casa, Secondo Gazzolo, in ragione di un accordo per la fornitura di carne in scatola agli Ottomano, un cui delegato viene inviato a contrattare l'affare. Come nei migliori romanzi di Agatha Christie, uno degli invitati della ristretta cerchia dei convenuti sotto lo stesso tetto viene trovato morto, soffocato, dentro una stanza chiusa dall'interno: il classico delitto della camera chiusa. La soluzione dell'enigma è convincente, ma ancora di più lo è la ricostruzione di un quadro d'epoca interessante e pieno di curiosità, come appunto i primi passi dell'industria conserviera, o le difficoltà dei Turchi nella gestione economica del loro impero. L'ispettore Artistico, senese, è acuto come solo un maledetto toscano può esserlo e conduce degli esilaranti interrogatori che sostengono il romanzo sul filo della farsa. Nonostante il morto ammazzato, il tono è leggero e molti passaggi sembrano sketch da commedia. Una appendice spiega cosa c'è di vero, e ce n'è tanto, fra i tanti aneddoti storici raccontati
IL BORGHESE PELLEGRINO
Sellerio
brossurato, 2020
290 pagine, 14 euro
Il brillante Marco Malvaldi, celebre per i delitti del Bar Lume, sembra aver trovato un altro filone per i suoi gialli di ambientazione toscana (lui è di Pisa, classe 1974). A dire il vero, protagonista ne è un forlivese (di Forlimpopoli), il celebre Pellegrino Artusi (sì, il gastronomo: 1820-1911), ma per ben due volte ci viene mostrato agire in scenari al di qua degli Appennini, dato che era divenuto fiorentino d'adozione. In "Odore di chiuso", romanzo del 2011, Malvaldi aveva portato l'Artusi in gita in Maremma, dove gli era capitato di contribuire a risolvere un caso di omicidio; adesso, con questo secondo giallo siamo in Val d'Orcia, in provincia di Siena. Anche qui viene commesso un delitto. Tuttavia non si deve credere che, come accade in certi polizieschi sui generis in cui il ruolo di poliziotto è affidato a un personaggio storico (Dante Alighieri indaga, Niccolò Machiavelli indaga), l'ottantenne Pellegrino Artusi si metta a fare il detective. Niente affatto: Malvaldi, per fortuna sua e nostra, se ne guarda bene. Un poliziotto che indaga c'è, ed è l'ispettore Artistico, già visto all'opera nel precedente romanzo. Artusi è semplicemente se stesso, tratteggiato in modo più che credibile, e se in qualche modo aiuta le indagini, è solo come consulente. Non è forzata neppure la sua presenza sul luogo dei due crimini, motivata in entrambi i casi dalla fama ricavata da Pellegrino grazie alla pubblicazione de "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", e di cucina si parla spesso e volentieri con cognizione di causa. Anzi, è la cucina il movente e la soluzione del mistero. Malvaldi si diverte a costruire un teatrino di variegati personaggi, radunati dal padrone di casa, Secondo Gazzolo, in ragione di un accordo per la fornitura di carne in scatola agli Ottomano, un cui delegato viene inviato a contrattare l'affare. Come nei migliori romanzi di Agatha Christie, uno degli invitati della ristretta cerchia dei convenuti sotto lo stesso tetto viene trovato morto, soffocato, dentro una stanza chiusa dall'interno: il classico delitto della camera chiusa. La soluzione dell'enigma è convincente, ma ancora di più lo è la ricostruzione di un quadro d'epoca interessante e pieno di curiosità, come appunto i primi passi dell'industria conserviera, o le difficoltà dei Turchi nella gestione economica del loro impero. L'ispettore Artistico, senese, è acuto come solo un maledetto toscano può esserlo e conduce degli esilaranti interrogatori che sostengono il romanzo sul filo della farsa. Nonostante il morto ammazzato, il tono è leggero e molti passaggi sembrano sketch da commedia. Una appendice spiega cosa c'è di vero, e ce n'è tanto, fra i tanti aneddoti storici raccontati
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