lunedì 14 dicembre 2020

IL SADICO DEL VILLAGGIO

 

 
 
Marcello Marchesi
IL SADICO DEL VILLAGGIO
Rizzoli
cartonato, 1964
162 pagine, 1200 lire

Gli appassionati di fumetti saranno sempre grati a Marcello Marchesi (1912-1978) per aver tradotto da par suo i primi albi di Asterix, trovando quel geniale gioco di parole per cui SPQR significa "Sono pazzi questi romani". E tanto basterebbe. In realtà Marchesi è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista, paroliere, cantante e attore, come tutti sanno, ma anche pubblicitario (ideatore di slogan di Carosello passati alla storia), autore televisivo, talent scout, raffinato umorista e, last but not least, poeta. "Il sadico del villaggio" è infatti (anche) una raccolta di versi, che fa il seguito a un'altra, brillante allo stesso modo, "Essere o benessere?", del 1962. Versi, beninteso, che gli assomigliano molto essendo ironici, disincantati, dissacranti, fulminanti, cinici e, in ultima analisi, sadici. Il "villaggio" di cui Marchesi si fa garbatamente beffe è lo stesso in cui egli stesso vive, e dunque quello dello spettacolo, del circolo degli intellettuali, degli arrivisti e degli arrivati, del circo della TV, della pubblicità. Con precisione chirurgica, l'umorista poeta fulmina tutti, a partire, ovviamente, da se stesso. Del resto, la raccolta di versi (ma anche di epigrammi, aforismi e facezie), si apre con queste parole: "Odio bonariamente tutti". Colpisce, leggendo l'autoanalisi che l'autore compie su stesso, la sua paura rassegnata di invecchiare mentre restano intatti "i cari istinti" (uno dei suoi geniali giochi di parole) che lo spingono a ritenere l'ombelico dell'adolescente Catherine Spaak in un film mille volte più importante dei dialoghi di Moravia della sceneggiatura. Così come colpiscono le bordate contro il consumismo (ma anche contro il comunismo), la pubblicità, la società dell'immagine, nonostante poi concluda "Che faccio? Niente. Sono uno che ci campa". Se la prende con i persuasori occulti (secondo una definizione di moda negli anni Sessanta) ma anche con i "persuasori incolti". Segnalo qualche frase folgorante. "Canuti nell'adempimento del proprio dovere". "Il mondo va a rotocalchi". "I teschi ridono sempre". "Legge trattati di chirurgia immaginando tutto senza anestesia". "Avanti, market!". "Invecchio alla inqualchemodo, maldestramente uomo". "Il Bel Paese dove il sì suona, fino a romperti l'anima". "L'adipe della carriera". "Ha fatto il passo più lungo della samba". "E' caduto per forza d'inezia". "Il critico nel libro ci fa un tassello, come ai cocomeri: se è rosso dice che è bello, senza assaggiarlo". "Chi troppo in alto sal, cade dall'Ente, precipitevolissimevolmente". "Ateo: uno che crede nell'al di qua". "E brindano tutti alla salute del vincitore, con un bicchierino di livore". "Il sacerdozio è il padre dei novizi". "Il super è superato". "I film sexy: tutte sesserie". "Chi muore giace e chi vive fa un telegramma". "La miglior vendetta è il pernacchio"

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