mercoledì 16 dicembre 2020

CROCK IL LEGIONARIO

 
 

 
 
 
 
Brant Parker
Bill Rechin
Don Wilder
CROCK IL LEGIONARIO
Mondadori
brossurato, 1980
130 pagine, 2500 lire


Chi conosca, grazie a Wizard Of Id, lo stile grafico di quel genio che fu Brant Parker (1920–2007) a prima vista gli verrebbe voglia di dire che sia sempre lui a occuparsi dei disegni di "Crock il Legionario", una striscia rimasta sulla scena dal 1975 al 2012,  pubblicata su 200 testate in 19 paesi del mondo.  Bill Rechin, il coautore, di conseguenza, dovrebbe del testo. Invece, un'occhiata più attenta alla firma delle strisce mette in evidenza la il nome di Rechin in calce ad ognuna. Rechin ha assorbito a perfezione il tratto di Parker, al punto è difficile distinguerlo dal maestro: essenziale (bastano pochi tratti per delineare uno scenario e i personaggi) ma straordinariamente efficace. Brant Parker, che era già stato mentore di Johnny Hart,  in realtà partecipò  solo qualche tempo allo sviluppo della serie, per poi a dedicarsi a tempo pieno proprio al mago Wiz. Il  il suo posto venne preso da Don Wilder già nel 1976. Per quanto non manchino punti di contatto fra le Legione Straniera di Crock e il Reame di Id, nella caratterizzazione di certi personaggi (i prigionieri, lo scavatore, le truppe, i predoni) e, soprattutto, nell'humour nero che li accomuna, rispetto a "Wizard of Id", Crock è una strip più cinica, più cattiva, dura, meno immediata. Ma ugualmente esilarante. Non si può non ridere quando un legionario riesce a riportare al forte la pattuglia perduta nel deserto (un tormentone della serie), lo dice al comandante, e questi gli chiede: "Bene,e dove sono?". Il legionario si volta e la pattuglia è sparita: "Che strano... erano proprio qui". Si sono persi di nuovo!". Il titolo della serie lo si deve a  Vermin P. Crock è il comandante di un fortino nel deserto, irascibile e crudele, di bassa statura (come il Re di Id), cordialmente detestato da tutti i legionari che devono  sopportare le sue angherie.  Fuori dalle mura, ci sono in agguato predoni arabi che le studiano tutte le penetrare all'interno e saccheggiare il forte. Nel deserto si aggira poi una pattuglia perduta da anni. Nel cortile del forte c'è sempre un condannato a morte in attesa della fucilazione. Ci si affeziona facilmente. Che belli in tempi in cui c'erano strisce del genere. E si poteva anche ridere della guerra, degli arabi, dei colonialisti, dei nasoni, senza dover stare attenti a chi si potrebbe offendere o indignare.

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