venerdì 18 dicembre 2020

RAPA & NUI L'INTEGRALE

 

 
 
Augusto Rasori
Giorgio Sommacal
Lara Stroppi
RAPA & NUI L'INTEGRALE
Sbam!Libri
2019, brossurato
130 pagine, 14.90 euro


La serie delle strip di Rapa & Nui venne pubblicata su "Skorpio" fra il 2012 e il 2018. Nel 2017, "Sbam!" pubblicò in volume una raccolta delle strisce, ma parziale, con materiale selezionato. Questo volume, invece, uscito dopo la conclusione della serie, le propone tutte (488 per la precisione), con l'aggiunta di un finale inedito realizzato proprio per l'occasione. La prima silloge aveva una mia prefazione (questa edizione integrale ne ha invece una, puntualissima, di Antonio Marangi (l'editore). Inizialmente i due testoni dell'Isola di Pasqua (quello sono) sono immobili osservatori dell'orizzonte, poi (ovviamente) evolvono fino ad avere le braccia e a riuscire a muoversi (e addirittura a viaggiare). Riporto qui di seguito quanto avevo scritto a suo tempo, per la prima raccolta.

TESTE DI RAPA (E DI NUI)
di Moreno Burattini

Provateci voi, a inventare qualche centinaio di gags avendo due sassi come personaggi di una vostra striscia. O meglio, due pietre scolpite. Per la precisione, due Moai: ovvero quei testoni che, per qualche motivo misterioso, guardano il mare davanti all’Isola di Pasqua. Isola la cui scoperta fu una vera sorpresa. C’è poi un isolotto più piccolo, scoperto il giorno dopo: l’Isola di Pasquetta. Ma non divaghiamo. Il celebre scoglio al largo (molto al largo) dalla costa del Cile venne definito da James Cook uno dei luoghi più inospitali del Pacifico, e tuttavia ospitò una antica popolazione di polinesiani, i quali chiamarono quella terra Rapa Nui e, forse perché non aveva niente di meglio da fare, scolpirono migliaia di giganteschi pietroni a forma di teste umane. Almeno, le teste sono quel che si vede fuori dal terreno da cui emergono, poi sotto chissà che c’è. Vista la bruttura delle facce, non si è ritenuto di dover portare alla luce anche il resto. Comunque sia, questi testoni guardano il mare da almeno un millennio (e c’è chi dice di più). Logico pensare che, per ingannare il tempo, parlino tra loro in una lingua che noi non comprendiamo, e infatti si dice che le parole sono pietre (e sull’argomento Carlo Levi ha scritto persino un libro). Ma, per tornare al punto di partenza, prendete due Moai, chiamateli Rapa e Nui (perché Isoladi e Pasqua suona male) e fateci, se vi riesce, un fumetto. Non potrà essere un fumetto d’azione, beninteso. Diciamo che Rapa e Nui possono fare le facce buffe, e non restare impassibili come la maschera di Buster Keaton (che propongo comunque come Patrimonio dell’Umanità). Per aiutarvi, facciamo anche che i testoni possono avere due braccine e saltellare. Però in linea di massima guardano il mare e commentano l’orizzonte. Probabilmente vi arrendereste dopo dieci vignette. Invece, c’è chi è andato avanti. Lo spunto è più interessante di quel che può sembrare. Ci sono vecchietti che passano l’età della pensione seduti su una panchina a commentare quel vedono sulla piazza o ciò che sentono dire da quelli che passano. Il mondo dei social è popolato da gente stravaccata sul letto che, con un telefonino in mano, scrive peste e corna o mette faccine o elargisce like sotto le foto degli altri pubblicate su Facebook o Instagram. Nessuna meraviglia, dunque, che un tale Auguro Rasori, autore del gruppo di Lercio (un sito di notizie false così assurde da sembrare vere) abbia pensato di trasformare in fumetto il suo sguardo sul mondo. Così come le faccine di Internet esprimono giudizi sul mondo, così i faccioni dell’Isola di Pasqua scrutano l’orizzonte degli eventi (che è anche il nome del bordo estremo di un buco nero, perfetta metafora della realtà che collassa su se stessa e ci rinchiude in una gabbia, la Rete, da cui non si può più uscire). Giorgio Sommacal e Laura Stroppi (matite il primo, chine la seconda, ma a volte lui da solo a volte lei da sola – e non si nota la differenza), dal canto loro ci mettono tutta l’espressività fumettistica e fumetto da di cui sono capaci, e sono capaci parecchio. Riescono a far sorridere anche i sassi, insomma: non a caso lui viene da Cattivik e lei da Lupo Alberto (oltre ai tanti altri loro avori). Nasce così una striscia, Rapa & Nui, appunto, pubblicata ininterrottamente su “Skorpio” dal 2012. Una rivista su carta: evviva, ne esistono ancora (del resto sono archeologia anche le sculture in pietra). Rapa è viscerale e lunatico, grande amante della birra, mentre Nui è più pacato e riservato: su Internet si esporrebbe di meno. Certo, anche la vita dei commentatori da panchina o da divano qualche volta si movimenta: arriva un DM su Twitter o un messaggio privato su Facebook, un bel flame su Facebook piuttosto che un tête-à-tête fra followers: così nella striscia dei tre fanno capolino altri personaggi: la patella Gladys perdutamente invaghita di Rapa, il gabbiamo giramondo Jonathan (il cui cognome non è noto, ma sarà inevitabilmente Swift), i sassi Mike e Bill, il pinguino ipocondriaco Felix. E c’è anche un anonimo e irriducibile detrattore epistolare, dato che nella vita i detrattori non mancano (e non muoiono) mai. Sono loro i veri monoliti che passano la vita giudicando tutto ciò che si muove nel raggio del visibile e non di rado dell’invisibile. Altro che Moai.

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