Fausto Serra
L'EREDITA' MORALE
Youcanprint
2021, brossura
224 pagine, 12.90
Sono una trentina le bellissime illustrazioni di Walter Venturi che corredano e commentano questo libro di Fausto Serra. Venturi, disegnatore di punta di Zagor (oltre che di tanti altri fumetti) è legato a Fausto da una grande amicizia nata durante i "Rendez Vous" degli appassionati zagoriani che Serra ha organizzato per vari anni (e conta di organizzarne altri) a Viddalba, in Sardegna, in provincia di Sassari. Uomo dalla tempra inossidabile, impegnato su mille fronti e dotato di grande umanità, Fausto è anche molto legato alla sua terra. Lo dimostra con questo romanzo, in cui va in cerca delle proprie radici, ricostruendo la storia della propria famiglia, a partire dalla figura del nonno, Giovann'Angelo, classe 1870. Per farlo, si è messo sulle tracce dei resti del vecchio mulino dove abitava, oggi ruderi nascosti dalla vegetazione. Il racconto si concentra soprattutto su Giovanni Maria, detto Minniu, suo padre, ultimo genito di una nidiata di quattro sorelle e tre fratelli, rimasti giovanissimi orfani di entrambi i genitori. Ne viene fuori una storia, raccontata molto bene, che si rivela, da particolare che è, del tutto universale. Al tempo stesso, sa descrivere una terra e la sua gente. Ho cercato di spiegarlo nella mia prefazione, che riporto qui di seguito.
RADICI
di Moreno Burattini
Il passaggio dalla preistoria all’epoca storica è segnato da uno snodo fondamentale: la testimonianza scritta. Prima dell’invenzione della scrittura, degli eventi umani non rimaneva traccia. Certo, ci sono stati millenni di tradizioni orali. Ma tutto svanisce, se non si scrive. E’ per questo che gli uomini hanno sempre sentito il bisogno di fissare su carta (o su qualunque altro supporto) la memoria di se stessi. C’è la foto di alcuni ruderi divorati dalla vegetazione, a pagina 216 di questo libro: sono quelli del vecchio mulino dove un tempo viveva la famiglia di Fausto Serra, l’autore delle pagine che state per leggere. Ruderi che il tempo presto cancellerà per sempre, ma il cui ricordo è possibile tramandare al di là delle reminiscenze dei singoli. Fausto è andato a cercare quelle pietre, come si legge all’inizio del suo racconto, alla ricerca di un pezzo di sé stesso. Che cosa siamo, senza le nostre origini? La letteratura è memoria ed è memoria delle nostre radici, il racconto del percorso fatto attraverso cui è possibile capire dove siamo arrivati. Noi siamo la nostra memoria: chi è privo di ricordi non sa chi è. Serra, come tanti prima di lui, è andato in cerca delle proprie radici e di questa ricerca ha tratto il libro che avete fra le mani, raccontando la storia di suo padre (il quale a sua volta aveva un padre, che aveva un padre, che aveva un padre) per raccontare se stesso, per comprendersi e completarsi. Ma le radici di una pianta sono legate a una terra. Non si capisce un uomo senza capire la sua terra: quella in cui è nato, quella in cui è vissuto, magari quella da cui è fuggito (perché una terra sa anche essere matrigna), oppure quella in cui si è trapiantato. E le radici sono al plurale perché tante, ramificate, contorte, intrecciate con altre con cui formano un reticolo inestricabile. Quindi, la storia di un uomo è connessa a quelle di altri uomini, la storia di una famiglia a quella di altre famiglie. Per questo il libro che avete fra le mani non è soltanto il racconto di un nonno, dei suoi figli e dei suoi nipoti, ma assume un valore universale. C’è un vecchio mulino, o il suo corrispondente (una casa dei nonni, una antica cascina), nella storia di tutti noi, che proveniamo da un mondo, da una realtà, da una società di cui non dobbiamo perdere il ricordo, né, soprattutto, i valori.
L'EREDITA' MORALE
Youcanprint
2021, brossura
224 pagine, 12.90
Sono una trentina le bellissime illustrazioni di Walter Venturi che corredano e commentano questo libro di Fausto Serra. Venturi, disegnatore di punta di Zagor (oltre che di tanti altri fumetti) è legato a Fausto da una grande amicizia nata durante i "Rendez Vous" degli appassionati zagoriani che Serra ha organizzato per vari anni (e conta di organizzarne altri) a Viddalba, in Sardegna, in provincia di Sassari. Uomo dalla tempra inossidabile, impegnato su mille fronti e dotato di grande umanità, Fausto è anche molto legato alla sua terra. Lo dimostra con questo romanzo, in cui va in cerca delle proprie radici, ricostruendo la storia della propria famiglia, a partire dalla figura del nonno, Giovann'Angelo, classe 1870. Per farlo, si è messo sulle tracce dei resti del vecchio mulino dove abitava, oggi ruderi nascosti dalla vegetazione. Il racconto si concentra soprattutto su Giovanni Maria, detto Minniu, suo padre, ultimo genito di una nidiata di quattro sorelle e tre fratelli, rimasti giovanissimi orfani di entrambi i genitori. Ne viene fuori una storia, raccontata molto bene, che si rivela, da particolare che è, del tutto universale. Al tempo stesso, sa descrivere una terra e la sua gente. Ho cercato di spiegarlo nella mia prefazione, che riporto qui di seguito.
RADICI
di Moreno Burattini
Il passaggio dalla preistoria all’epoca storica è segnato da uno snodo fondamentale: la testimonianza scritta. Prima dell’invenzione della scrittura, degli eventi umani non rimaneva traccia. Certo, ci sono stati millenni di tradizioni orali. Ma tutto svanisce, se non si scrive. E’ per questo che gli uomini hanno sempre sentito il bisogno di fissare su carta (o su qualunque altro supporto) la memoria di se stessi. C’è la foto di alcuni ruderi divorati dalla vegetazione, a pagina 216 di questo libro: sono quelli del vecchio mulino dove un tempo viveva la famiglia di Fausto Serra, l’autore delle pagine che state per leggere. Ruderi che il tempo presto cancellerà per sempre, ma il cui ricordo è possibile tramandare al di là delle reminiscenze dei singoli. Fausto è andato a cercare quelle pietre, come si legge all’inizio del suo racconto, alla ricerca di un pezzo di sé stesso. Che cosa siamo, senza le nostre origini? La letteratura è memoria ed è memoria delle nostre radici, il racconto del percorso fatto attraverso cui è possibile capire dove siamo arrivati. Noi siamo la nostra memoria: chi è privo di ricordi non sa chi è. Serra, come tanti prima di lui, è andato in cerca delle proprie radici e di questa ricerca ha tratto il libro che avete fra le mani, raccontando la storia di suo padre (il quale a sua volta aveva un padre, che aveva un padre, che aveva un padre) per raccontare se stesso, per comprendersi e completarsi. Ma le radici di una pianta sono legate a una terra. Non si capisce un uomo senza capire la sua terra: quella in cui è nato, quella in cui è vissuto, magari quella da cui è fuggito (perché una terra sa anche essere matrigna), oppure quella in cui si è trapiantato. E le radici sono al plurale perché tante, ramificate, contorte, intrecciate con altre con cui formano un reticolo inestricabile. Quindi, la storia di un uomo è connessa a quelle di altri uomini, la storia di una famiglia a quella di altre famiglie. Per questo il libro che avete fra le mani non è soltanto il racconto di un nonno, dei suoi figli e dei suoi nipoti, ma assume un valore universale. C’è un vecchio mulino, o il suo corrispondente (una casa dei nonni, una antica cascina), nella storia di tutti noi, che proveniamo da un mondo, da una realtà, da una società di cui non dobbiamo perdere il ricordo, né, soprattutto, i valori.
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