venerdì 7 gennaio 2022

IL SIGNORE DELLE MOSCHE

 

 


 

William Golding
IL SIGNORE DELLE MOSCHE
Arnoldo Mondadori Editore 
brossurato, 242  pagine 
lire 13.000

“Il Signore delle Mosche”, senza dubbio il più celebre romanzo del britannico William Golding (1911-1993), fu scritto nel 1954, ma la sua straordinaria fortuna iniziò con l’edizione economica americana del 1959, che valse all’autore milioni di copie vendute. Nel 1983 venne attribuito allo scrittore il Premio Nobel per la Letteratura, con questa motivazione: “per i suoi romanzi che, con la chiarezza della narrativa realistica e la diversità e l’universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo di oggi”. Opera di culto e modello per molti scrittori, fra cui Stephen King, “Il Signore delle Mosche” è un racconto distopico che dimostra la fondamentale malvagità dell’animo umano. Il suo senso  si condensa in questa frase dello stesso Golding: "L'uomo produce il male come le api producono il miele". In pratica, il male è connaturato con l'uomo, ognuno di noi ha una metà oscura che aspetta solo l'occasione giusta per uscire allo scoperto e scatenarsi.
La trama del "Signore delle Mosche" è questa: durante la terza guerra mondiale (un conflitto immaginario) un aereo che trasporta i ragazzi di un collegio, dai sei ai dodici/tredici anni, cade su un'isola deserta. I piloti e gli accompagnatori muoiono nell'impatto, sopravvivono solo i ragazzini. Non hanno né l'aiuto né il controllo degli adulti. Devono organizzarsi, fare da soli. I più grandi devono occuparsi anche dei più piccoli. All'inizio sembra che ce la possano fare, poi emergono paure irrazionali e comportamenti asociali. Il gruppo si divide in due bande, e quella guidata da un certo Jack, violento e malvagio, prende il sopravvento. Si scatenano la follia, la regressione a riti tribali, si comincia a uccidere. Escono allo scoperto gli aspetti più selvaggi e repressi della natura umana. Senza la guida della cultura (in senso lato), l'umanità regredisce, si imbarbarisce, perché il nostro vero volto è appunto quello barbaro e belluino.
I ragazzini naufragati dal cielo sull'isola deserta sono tutti maschi. Nessuna bambina, nessuna fanciulla. Perché Golding ha fatto questa scelta? Forse perché il suo romanzo sarebbe stato più difficile da gestire se si fosse dovuto tenere conto anche della diversa psicologia femminile? Oppure perché se ci fossero state delle femmine le cose sarebbero andate diversamente?  In ogni caso, Golding ha escluso la sfera sessuale dall'oggetto del suo romanzo. Gli premeva di più parlare del male e della violenza come categorie universali. Forse, anzi, senz'altro, per questo ha scelto come protagonisti dei bambini o dei ragazzi evidentemente pre-adolescenti, come metafore di una umanità da cui fossero bandite le pulsioni sessuali, messe da parte nel contesto di una narrazione senza nessuna pretesa, nonostante le apparenze, di realismo. Tant'è vero che poteva parlare di un naufragio nel Settecento o nel Seicento, ma ha invece ipotizzato l'epoca di una strana guerra atomica, fuori dal tempo.

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