domenica 25 aprile 2021

FONDAZIONE ANNO ZERO

 
 
 
 

 
 
Isaac Asimov
FONDAZIONE ANNO ZERO
Mondadori
cartonato, 1993


Commuove pensare che "Fondazione Anno Zero" sia uscito postumo, nel 1993 un anno dopo la morte di Isaac Asimov, e che la descrizione del funerale del matematico Hari Seldon, il padre della psicostoria, che viene sepolto nello spazio, possa essere paragonata a quella delle stesse esequie dello scrittore, così come l'Epilogo del romanzo in cui lo stesso Seldon ottantenne parla in prima persona come dettando un testamento spirituale, sembra un discorso di commiato del Good Doctor ai suoi lettori. Il robot Daneel, che nei panni do Eto Demerzel,partecipa al funerale dello scienziato, fa venire in mente che qualche androide possa davvero essere stato presente all'addio dell'autore di "Io, robot".  Il primo (e il migliore) dei cinque racconti da cui è costruito "Fondazione Anno Zero" (separati, seppur collegati fra loro cronologicamente, come accade in altri volumi della saga ddi Fondazione, a partire da quello scritto per primo nel 1951) è inseribile a pieno titolo in una delle antologie asimoviane dedicate ai robot: vi si narra di come Eto/Daneel smonti l'accusa di essere un androide ridendo dell'accusa stessa (come gli suggerisce Seldon): un robot, infatti, non può ridere. 
"Fondazione Anno Zero" è il sequel di "Preludio alla Fondazione" (1988), ma è al tempo stesso il prequel di "Fondazione", il capolavoro di Isaac Asimov (primo libro di quella "Trilogia Galattica" che poi sarebbe diventata una eptalogia). Hari Seldon, matematico del pianeta Helicon trasferitosi su Trantor, capitale dell'Impero, sta lavorando alla messa a punto di una nuova scienza, la psicostoria, in grado di prevedere, sulla base probabilistica ma in modo del tutto attendibile, il futuro dell'umanità. Ai suoi occhi, appare evidente che l'Impero entrerà in crisi e seguiranno millenni di barbarie. L'ispirazione venne ad Asimov, alla fine degli anni Quaranta, leggendo l’opera monumentale di Edward Gibbon, "Declino e Caduta dell’Impero Romano". Il fatto che gli sviluppi delle dinamiche sociali possano essere preveniste da una sorta di determinismo storico ha fatto paragonare le idee di Seldon a quelle di Karl Marx, filosofo ed economista che vedeva come ineluttabili certi sviluppi della storia. In realtà, l'approccio di Seldon è diverso: è matematico, scientifico. A distanza di settanta anni, oggi vediamo come lo studio dei cosiddetti "Big Data" già permetta, nei fatti, la previsione esatta del comportamento della massa dei consumatori o degli utenti dei social (mai del singolo, dell'insieme). Asimov ci ha azzeccato, dunque. Non si può dire lo stesso riguardo alla medicina o alla tecnologia, nel senso che i personaggi di Fondazione vivono quanto quelli del XX secolo (a sessanta anni, Seldon si sente già vecchio), frequentano università e biblioteche simili ai campus statunitensi frequentati da Asimov, hanno costumi castigati, e tutto sommato non pare che in migliaia di anni la vita quotidiana venga immaginata troppo diversa da quella del 1950. Ma non è questo, evidentemente, che interessa all'autore. 
Come già "Preludio alla Fondazione", questo secondo romanzo di antefatti manca quasi del tutto degli elementi cari alla fantascienza spaziale: lo scenario è sempre quello di Trantor (per quanto il pianeta capitale sia diviso in variegati settori). L'avventura è sostituita dalle idee discusse dai personaggi. Ci si dedica soprattutto a costruire una biografia di Hari Seldon, attraverso i suoi rapporti con i personaggi di contorno, dal figlio adottivo (che poi gli darò dei nipoti) alla moglie Dors (di cui si scopre la vera identità) ai colleghi e collaboratori (come Yugo). Cinque parti, non tutte brillati allo stesso modo, qualche volta deludenti (il giallo della "limonata", legato a un complotto per uccidere Seldon, sembra un racconto dei Vedovi Neri, tanto si basa su un gioco di parole intraducibile in italiano e, sinceramente, tirato per i capelli): decisamente il peggiore dei sette libri del Ciclo della Fondazione, scritto da un Asimov visibilmente stanco. Tuttavia, l'estro del grande scrittore ancora si vede.

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