venerdì 9 aprile 2021

PRELUDIO ALLA FONDAZIONE

 
 

 
Isaac Asimov
PRELUDIO ALLA FONDAZIONE
Mondadori
cartonato, 1989
410 pagine


C'era una volta la Trilogia Galattica di Isaac Asimov, che tutti i boomers appassionati di fantascienza amavano a dismisura grazie a Urania e agli Oscar Mondadori. Il primo dei tre volumi, "Fondazione" ("Foundation", del 1951), tutti però lo conoscevano come "Cronache della Galassia". Il secondo, "Fondazione e Impero" ("Foundation ad Empire", 1952) era noto come "il crollo della Galassia Centrale". Il terzo, Seconda Fondazione ("Second Foundation, 1953), credevamo si intitolasse "L'altra faccia della spirale". Una lettura fondamentale nella mia vita. Poi, a sorpresa, nel 1982 Asimov pubblicò "Foundation's Edge", "L'Orlo della Fondazione", il quarto volume. Fu un grande successo, che lo convinse a scrivere "Foundation and Earth" (1986), "Fondazione e Terra". La storia non si concludeva, perché restavano in sospeso molte domande. Però il Buon Dottore pensò che, prima di proseguire, bisognasse integrare la pentalogia con due antefatti, "Prelude to Foundation" (1988), "Preludio alla Fondazione", e "Forward the Foundation", "Fondazione Anno Zero", del 1993. Quest'ultimo romanzo uscì postumo, essendo Asimov morto nel 1992 (a soli settantadue anni). La Trilogia Galattica era diventata una eptalogia, ma tronca del finale. Tuttavia, sia "Fondazione e Terra" che i due prequel servono a collegare il ciclo di Fondazione con quello dei robot, costituito da quattro romanzi, in particolare con il terzo, "The Robots of Dawn", ovvero "I robot dell'alba" (1983), e il quarto, "I Robot e l'Impero" (1985), "I robot e l'impero" ("Robots and Empire"). Così, considerando i robot, sono in tutto undici romanzi. Secondo me, la Trilogia Galattica, cioè i tre romanzi scritti per primi, restano insuperabili. Tuttavia ci si godono anche i due seguiti, mentre sono superflui i due prologhi. Tuttavia, anche "Preludio alla Fondazione", che è il più debole dell'intero ciclo, si legge con piacere. E se, durante le lettura, si resta un po' perplessi di fronte a certe scelte dell'autore e dei suoi personaggi, il finale sorprendente (un vero pezzo di bravura degno di un eccellente giallista, quale Asimov era) fa fare pace con tutto il romanzo. Le perplessità nascono dal fatto che per essere un romanzo di fantascienza, manca quasi del tutto l'azione (predominano le idee); e gli scenari non sembrano poi così futuribili quanto ci si potrebbe aspettare: l'unico combattimento a cui assistiamo è fatto con i coltelli. Ci viene parlato di ricette di cucina, dell'uso di elettrodomestici e accessori per la stanza da bagno, ci si sposta con mezzi pubblici simili a autobus e metropolitane, ci si veste con abiti simili ai nostri, ci si imbarazza per una mano su una coscia o per un seno nudo, tutte cose insomma che di "galattico" hanno ben poco. Tuttavia, il romanzo è volutamente minimalista, dal punto di vista tecnologico, perché presenta la vita quotidiana su un pianeta, Trantor, composto da settori molto diversi non solo quanto a tecnologia, ma a cultura, costumi, usanze, mentalità. Alcune zone sono molto arretrate, in certe si discriminano le donne, in altre si è razzisti. Nel tentativo di sfuggire alla caccia (o presunta tale) dell'Imperatore Cleon e del suo braccio destro Eto Demerzel, il giovane matematico Hari Seldon fugge da un settore all'altro con l'aiuto di una donna, la studiosa di storia Dors Venabili, e di un giornalista, Chetter Hummin. Hari Seldon, proprio lui, il futuro padre della Psicostoria. In "Foundation" lo incontravamo anziano, qui lo si presenta nei suoi anni verdi. La Psicostoria ancora non esiste, tuttavia Seldon ha dimostrato matematicamente che, in linea teorica, è possibile prevedere il futuro. Nel 1951, quando uscì il primo romanzo del ciclo, non c'erano ancora i "big data", quelli grazie al quale oggi sappiamo (lo dicono gli esperti) che benché il comportamento del singolo sia imprevedibile, quello delle masse si può proiettare nel breve periodo con sempre maggior precisione. Proprio la fuga attraverso i vari settori di Trantor convince Seldon che studiare la storia e le dinamiche sociali del pianeta capitale dell'Impero Galattico è il punto di partenza per gettare le basi della Psicostoria. Nel finale giunge inaspettata la rivelazione della vera identità di Chetter Hummin. Meno inaspettato, il bacio con Dors Venabili.

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