Michele Carminati
FLAUER
Sbam! Libri
brossurato, 2020
200 pagine, 15 euro
La benemerita collana degli Sbam!Libri, che presenta strisce brevi storie umoristiche a fumetti, propone queste "mirabolanti avventure di un fiorellino di campo" a cui mi è stato chiesto di scrivere una introduzione. Eccola qui di seguito.
FIOR DA FIORE
di Moreno Burattini
E’ una verità universalmente riconosciuta, che un bravo autore di prefazioni, in possesso di un buon vocabolario, debba essere in cerca di frasi da citare. E con questa frase, le citazioni sono a posto, dovrete convenirne, se non siete pieni di orgoglio e pregiudizio. Il bravo autore di prefazioni deve anche dimostrarsi coltissimo, se no non si capisce perché abbiano chiamato proprio lui. E dunque ecco la dimostrazione di cultura: quella che state per leggere è una antologia di strip umoristiche con protagonista un fiore, e perciò è una tautologia. Non ci avete capito nulla, eh? Non me ne meraviglio. Dall’alto dei miei studi, mi abbasso a chiarire: “antologia” è una parola che deriva dal greco e significa, letteralmente, “raccolta di fiori”, il fior fiore, per intenderci. “Tautologia” è un’altra parola che deriva dal greco e significa: “dire la stessa cosa con due nomi diversi”. Quindi: se una antologia raccoglie il fior fiore di una strip con protagonista un fiore, si intorcina su se stessa tautologicamente. Peraltro, oltre che dimostrare cultura, con questa prefazione dimostro anche coltura, intendendo la coltivazione del fiore medesimo. Non vi sfugga come stia facendo il verso ad Achille Campanile. Dimostrato dunque che sono abbastanza dotto per poter scrivere la prefazione che mi si chiede, passo ad argomentare qualcosa su “Flauer” e sul suo autore.
Quel che mi ha sempre meravigliato del magico potere dei disegnatori è come basti dargli un lapis in mano e dal nulla, anche con pochissimi elementi a disposizione, riescono a tirar fuori un mondo e a cominciare a raccontare storie. Tutto è evocato con pochissimi segni, anzi, più i tratti sono sintetici, più il lettore viene coinvolto dalla lettura, perché deve metterci del suo. Questo, ovviamente, se il disegnatore è bravo. Facciamo un esempio che tutti conoscono (non soltanto quelli colti come me): la Linea, creata nel 1971 da Osvaldo Cavandoli per una serie di spot pubblicitari della Lagostina, poi diventata anche un fumetto. La genialità dell’autore fa sì che con una semplice linea bianca tracciata su uno sfondo nero si possano raccontare storie ricche di humor e di accadimenti. Il personaggio si muove come su un binario e incontra semplicemente degli ostacoli sul suo percorso, da cui scaturiscono una incredibile varietà di situazioni. Passiamo a un altro esempio. Forse ricorderete la striscia “B.C.”, disegnata dallo statunitense Johnny Hart a partire dal 1974: una strip con protagonisti un gruppo di cavernicoli sullo sfondo di un mondo preistorico appena abbozzato. All’autore andrebbe attribuito il Nobel della sintesi grafica, per come riesce a far immaginare un mondo che in realtà mostra appena e a realizzare le sue gag con pochi tratti essenziali, ma efficaci ed esilaranti. Tuttavia, potreste anche rammentare come, oltre ai personaggi umani, facciano parte del cast anche una tartaruga, un serpente, delle vongole, delle formiche, un formichiere, un sasso e un fiore. Ecco, appunto: un fiore. Ci sono parecchie strisce dedicate soltanto a un fiore che spunta dal terreno, che si guarda attorno e commenta ciò che vede. Al suo primo apparire, vede un sasso: “Ciao, sasso! Io sono un simbolo dell’amore! E tu cosa sei?”. Il sasso risponde: “Il simbolo di una manifestazione di protesta per le vie del centro cittadino”. Siamo così arrivati a un chiaro precedente del nostro Flauer. Michele Carminati inserisce il suo lavoro in una tradizione di comics strip a cui appartiene anche, per esempio, il Lupo Alberto di Silver (1973), e ne è a tal punto consapevole da citarlo in una serie di battute. Silver, del resto, è un altro a cui andrebbe attribuito lo stesso Nobel di Johnny Hart. Sull’esempio dei cartoonist che abbiamo citato, e degli innumerevoli altri che lo hanno preceduto, sedimentando i loro influssi (tra cui sicuramente anche Cavezzali, Ciantini, Totaro), Carminati estremizza la sintesi al punto da voler giocare le sue carte su un fiore di campo, su cui è puntata la sua telecamera fissa, limitandosi a riprendere oltre a lui, unicamente i personaggi o gli elementi che entrano nell’inquadratura. E lo fa ricercando una sua cifra stilistica, a cui è giunto dopo essersi fatto le ossa con le pubblicazioni indipendenti della It Comics (una etichetta “indie”), vari albi di un personaggio umoristico chiamato Valgard (un indomito vichingo), una collaborazione con Don Alemanno per il fumetto “Jesus”. Ma anche, perfezionando il suo personaggio lungo un percorso di ben dieci anni, dato che il nostro Flauer fiorisce ininterrottamente dal 2010 e ha avuto anche alcune apparizioni in volume, tra cui una targata ComixRevolution (2011). Com’è nata la strip, ce lo racconta lo stesso Michele in questa esaustiva ricostruzione dei fatti: “Era una calda sera d’estate, in TV c’erano solo programmi spazzatura. Durante lo zapping incappai in un documentario sulla vita e la riproduzione delle piante; mi soffermai incuriosito dal tema e dalle immagini. Dopo ottanta minuti circa, il documentario terminò e capii di non essermi mai reso conto di quanto potesse essere noiosa la vita dei vegetali e (BUM!) ho avuto la visione di un fiorellino di campo tutto solo che si annoia a morte e che riassume il suo tedio in due semplici parole: che palle! Era l’agosto del 2010 e così iniziavano le straordinarie avventure di Flauer”. Dopodiché, anche il dotto autore di prefazioni non ha altro da aggiungere.
FLAUER
Sbam! Libri
brossurato, 2020
200 pagine, 15 euro
La benemerita collana degli Sbam!Libri, che presenta strisce brevi storie umoristiche a fumetti, propone queste "mirabolanti avventure di un fiorellino di campo" a cui mi è stato chiesto di scrivere una introduzione. Eccola qui di seguito.
FIOR DA FIORE
di Moreno Burattini
E’ una verità universalmente riconosciuta, che un bravo autore di prefazioni, in possesso di un buon vocabolario, debba essere in cerca di frasi da citare. E con questa frase, le citazioni sono a posto, dovrete convenirne, se non siete pieni di orgoglio e pregiudizio. Il bravo autore di prefazioni deve anche dimostrarsi coltissimo, se no non si capisce perché abbiano chiamato proprio lui. E dunque ecco la dimostrazione di cultura: quella che state per leggere è una antologia di strip umoristiche con protagonista un fiore, e perciò è una tautologia. Non ci avete capito nulla, eh? Non me ne meraviglio. Dall’alto dei miei studi, mi abbasso a chiarire: “antologia” è una parola che deriva dal greco e significa, letteralmente, “raccolta di fiori”, il fior fiore, per intenderci. “Tautologia” è un’altra parola che deriva dal greco e significa: “dire la stessa cosa con due nomi diversi”. Quindi: se una antologia raccoglie il fior fiore di una strip con protagonista un fiore, si intorcina su se stessa tautologicamente. Peraltro, oltre che dimostrare cultura, con questa prefazione dimostro anche coltura, intendendo la coltivazione del fiore medesimo. Non vi sfugga come stia facendo il verso ad Achille Campanile. Dimostrato dunque che sono abbastanza dotto per poter scrivere la prefazione che mi si chiede, passo ad argomentare qualcosa su “Flauer” e sul suo autore.
Quel che mi ha sempre meravigliato del magico potere dei disegnatori è come basti dargli un lapis in mano e dal nulla, anche con pochissimi elementi a disposizione, riescono a tirar fuori un mondo e a cominciare a raccontare storie. Tutto è evocato con pochissimi segni, anzi, più i tratti sono sintetici, più il lettore viene coinvolto dalla lettura, perché deve metterci del suo. Questo, ovviamente, se il disegnatore è bravo. Facciamo un esempio che tutti conoscono (non soltanto quelli colti come me): la Linea, creata nel 1971 da Osvaldo Cavandoli per una serie di spot pubblicitari della Lagostina, poi diventata anche un fumetto. La genialità dell’autore fa sì che con una semplice linea bianca tracciata su uno sfondo nero si possano raccontare storie ricche di humor e di accadimenti. Il personaggio si muove come su un binario e incontra semplicemente degli ostacoli sul suo percorso, da cui scaturiscono una incredibile varietà di situazioni. Passiamo a un altro esempio. Forse ricorderete la striscia “B.C.”, disegnata dallo statunitense Johnny Hart a partire dal 1974: una strip con protagonisti un gruppo di cavernicoli sullo sfondo di un mondo preistorico appena abbozzato. All’autore andrebbe attribuito il Nobel della sintesi grafica, per come riesce a far immaginare un mondo che in realtà mostra appena e a realizzare le sue gag con pochi tratti essenziali, ma efficaci ed esilaranti. Tuttavia, potreste anche rammentare come, oltre ai personaggi umani, facciano parte del cast anche una tartaruga, un serpente, delle vongole, delle formiche, un formichiere, un sasso e un fiore. Ecco, appunto: un fiore. Ci sono parecchie strisce dedicate soltanto a un fiore che spunta dal terreno, che si guarda attorno e commenta ciò che vede. Al suo primo apparire, vede un sasso: “Ciao, sasso! Io sono un simbolo dell’amore! E tu cosa sei?”. Il sasso risponde: “Il simbolo di una manifestazione di protesta per le vie del centro cittadino”. Siamo così arrivati a un chiaro precedente del nostro Flauer. Michele Carminati inserisce il suo lavoro in una tradizione di comics strip a cui appartiene anche, per esempio, il Lupo Alberto di Silver (1973), e ne è a tal punto consapevole da citarlo in una serie di battute. Silver, del resto, è un altro a cui andrebbe attribuito lo stesso Nobel di Johnny Hart. Sull’esempio dei cartoonist che abbiamo citato, e degli innumerevoli altri che lo hanno preceduto, sedimentando i loro influssi (tra cui sicuramente anche Cavezzali, Ciantini, Totaro), Carminati estremizza la sintesi al punto da voler giocare le sue carte su un fiore di campo, su cui è puntata la sua telecamera fissa, limitandosi a riprendere oltre a lui, unicamente i personaggi o gli elementi che entrano nell’inquadratura. E lo fa ricercando una sua cifra stilistica, a cui è giunto dopo essersi fatto le ossa con le pubblicazioni indipendenti della It Comics (una etichetta “indie”), vari albi di un personaggio umoristico chiamato Valgard (un indomito vichingo), una collaborazione con Don Alemanno per il fumetto “Jesus”. Ma anche, perfezionando il suo personaggio lungo un percorso di ben dieci anni, dato che il nostro Flauer fiorisce ininterrottamente dal 2010 e ha avuto anche alcune apparizioni in volume, tra cui una targata ComixRevolution (2011). Com’è nata la strip, ce lo racconta lo stesso Michele in questa esaustiva ricostruzione dei fatti: “Era una calda sera d’estate, in TV c’erano solo programmi spazzatura. Durante lo zapping incappai in un documentario sulla vita e la riproduzione delle piante; mi soffermai incuriosito dal tema e dalle immagini. Dopo ottanta minuti circa, il documentario terminò e capii di non essermi mai reso conto di quanto potesse essere noiosa la vita dei vegetali e (BUM!) ho avuto la visione di un fiorellino di campo tutto solo che si annoia a morte e che riassume il suo tedio in due semplici parole: che palle! Era l’agosto del 2010 e così iniziavano le straordinarie avventure di Flauer”. Dopodiché, anche il dotto autore di prefazioni non ha altro da aggiungere.
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