venerdì 20 novembre 2020

HORROR

 

 
 
Alfredo Castelli
HORROR
TUTTI I RACCONTI SCRITTI DA ALFREDO CASTELLI
Nona Arte
cartonato, 2019
230 pagine, 34.90 euro

In occasione del cinquantesimo anniversario della prima uscita di una importante rivista del panorama fumettistico italiano, "Horror" (durata soltanto tre anni, ma destinata a lasciare il segno), Nona Arte pubblica un volume celebrativo davvero bello da leggersi, sfogliarsi, guardarsi. Lo fa scegliendo di selezionare tutti i racconti a fumetti scritti per quella testata da Alfredo Castelli  che, con Pier Carpi, ne fu uno degli ideatori e realizzatori. Proprio lo stesso Castelli redige una lunga e illustratissima prefazione, "L'esperiento del dottor S.",titolo in cui la S. allude all'editore Gino Sansoni, che Alfredo aveva conosciuto già dal 1965 grazie ad Angela Giussani, creatrice di Diabolik, che ne era la moglie, Castelli infatti collaborava con le sorelle Giussani (l'altra, sorella della prima, era Luciana) con Scheletrino, personaggio umoristico che compariva in appendice alle avventure del Re del Terrore. Il nome per intero di Pier Carpi era Arnaldo Piero Carpi, dal 1961 direttore editoriale delle numerose case editrici che facevano capo al "Dottore", fanatico di esoterismo e tipo decisamente bizzarro (stando a quanto racconta Castelli, che ne fa uno straordinario ritratto affettuoso e critico al tempo stesso).  "Carpi era un appassionato cultore e studioso di tutto quanto riguarda la magia: all'epoca aveva già scritto parecchio materiale sull'argomento - scrive Alfredo Castelli ricordando il varo di quell'iniziativa editoriale - Per quanto mi riguarda ero un avido spettatore di film horror; leggevo regolarmente le riviste Creepy, Eerie e Famous Monsters e, spendendo un mucchio di soldi, ero riuscito a procurarmi alcuni numeri dei famosi EC Comics degli Anni '50; assieme a Marco Baratelli avevo già sceneggiato per Sansoni alcuni 'Classici a Fumetti' dedicati all'orrore: un Dracula disegnato da Sciotti, un Frankenstein disegnato da Montorio, una serie di racconti inediti sull'Uomo Lupo disegnati da Dauro".
I due, insieme, convinsero Sansoni a investire in una rivista a fumetti di "terrore, magia, incubo, mistero", e nel dicembre del 1969 apparve in edicola il primo numero di "Horror".
Si trattò di un azzardo, per diversi motivi: innanzitutto per il formato, in quanto fu scelto quello "di prestigio" del Linus di allora; poi per il prezzo: 300 lire che all'epoca era una somma abbastanza alta confrontata con la media delle altre pubblicazioni; poi per il tipo di approccio all'orrore proposto, di un certo livello e senza troppe concessioni all'effetto splatter gratuito e al macabro fine a sé stesso; infine, per la fiducia accordata a giovani autori italiani, dato che il materiale pubblicato veniva prodotto dall'editore e non acquistato all'estero. Non esistevano garanzie di sorta che il target di lettori interessati a una rivista del genere potesse essere abbastanza vasto da garantirne il successo economico.
Pier Carpi così scriveva nell’editoriale del primo numero: "Accadrà che il lettore si trovi di fronte a evasioni oniriche, spazi satirici, riproposte di temi classici. Non una strada, quindi, ma tutte le strade della fantasia. A cavallo tra una mitologia che ci pesa ancora sulle spalle e una mitologia che andiamo costruendo giorno per giorno senza accorgercene, le storie di Horror tentano di fare il solletico all'intelligenza. E non hanno limiti, tranne quelli infiniti degli autori. Non crediamo di dover aggiungere altro, per presentarci, se non le pagine che seguono. In ognuna di esse è ripetuta l'enigmatica domanda della Sfinge: chi siamo? Non lo vogliamo sapere".
I racconti proposti su Horror furono sempre di buona fattura: vi trovavano posto storie con protagonisti tolti di peso dalla letteratura dell'orrore (vampiri, licantropi e compagnia bella), e riduzioni a fumetti di racconti di Poe o Lovecraft, ma accanto a questi classici ecco dissacranti parodie e umoristiche smitizzazioni. Furono tentate per di più anche alcune ardite sperimentazioni nell'impostazione delle tavole, nell'uso del colore, nella tecnica narrativa.  Oltre  Castelli e Carpi, che furono autori di un gran numero di articoli e sceneggiature, collaborarono con Horror anche Marco Rostagno (una "scoperta" di Carpi, autore fra l'altro di tutte le copertine), Sergio Zaniboni (il più celebre disegnatore di Diabolik), Giovanni Cianti (che abbiamo poi rivisto all'opera su Ken Parker), Carlo Peroni (autore di storie umoristiche fra cui l'immarcescibile Zio Boris), Leone Cimpellin, Mario Uggeri, Giorgio Montorio e tanti altri. Oltre sessanta, a volerli contare tutti. Non solo: apparvero su Horror anche nomi del calibro di Albertarelli, Battaglia, Crepax, Bonvi, Magnus.
Horror partì con ventimila copie di venduto, che oggi farebbero fare i salti di gioia a qualunque editore. Ma per allora erano poche: la rivista era costosa e occorreva arrivare almeno a quota trentamila  per raggiungere il pareggio. Horror si assestò invece intorno alle venticinquemila copie. Forse Carpi e Castelli erano davvero in anticipo sui tempi:  l'orrore non era popolare come lo sarebbe divenuto in seguito e suscitava sospetto nei benpensanti. Il fumetto di qualità interessava pochi appassionati e i diritti per le vendite all' estero non bastavano a far quadrare il bilancio. Racconta Castelli: “Horror era pubblicato in Francia, Spagna e Germania, e James Warren aveva comprato delle storie per Creepy che però, per oscure ragioni, non pubblicò”.
La rivista chiuse i battenti con il numero 9/10 della seconda serie, datato ottobre 1972, e risorse per breve tempo con il nome di Supervip nel marzo dell'anno successivo chiudendo dopo soli 8 numeri nell'ottobre immediatamente seguente. Fino al 1974 ebbe vita la collana Horror Pocket che ripropose in volumi tascabili antologie delle migliori storie. Uno dei motivi della chiusura fu anche l'abbandono di Castelli, avvenuto nel 1971,che così spiega la sua scelta: "Lasciai Horror per incompatibilità di carattere con Pier Carpi. Lui era un uomo davvero geniale e molti suoi lavori dovrebbero essere recuperati. Professionalmente lo ammiravo molto, ma poi ho cominciato a non condividere gran parte delle sue idee politiche. A un certo momento il suo interesse per l'esoterismo era divenuto maniacale. Evocava vendette di Cagliostro contro chi non la pensava come lui". Il volume della Nona Arte è da divorare e le storie sceneggiate da Castelli sono tutti, per un verso o per l'altro, dei piccoli capolavori, perfino di una modernità sconcertante. Già in passato, agli inizi degli anni Novanta, la Acme aveva pubblicato una sua raccolta dal titolo "Dacci il nostro delitto quotidiano", ma si trattava di un brossurato (pur ben fatto) mentre questa è decisamente l'edizione definitiva.

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