John Williams
STONER
Fazi
brossura, 2019
336 pagine, 10 euro
"Stoner" viene pubblicato per la prima volta nel 1965, poi una ristampa del 2003 scatena una specie di passaparola letterario e supera in breve le cinquantamila copie vendute. Bret Easton Ellis lo definisce "uno dei grandi romanzi americani del ventesimo secolo". A leggere, però, le prime dieci righe, viene da chiedersi il perché di tanto entusiasmo: "William Stoner si iscrisse all'Università del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenere un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido". In pratica, John Williams (1922-1994) riassume fin dall'inizio tutto il romanzo. Però, se solo si provano a rileggerle, ci si accorge che queste righe affascinano. Sono limpide, musicali, ipnotiche. Viene voglia di saperne di più. Perché la vita grigia del professor Stoner dovrebbe interessare qualcuno? Che cosa avrà fatto? Niente di speciale, assolutamente niente. Però, leggere la cronaca puntuale che John Williams ne fa è assolutamente irretente. Lo scrittore segue passo passo il suo protagonista e non narra niente che si svolga lontano da lui. Ci consegna una sorta di piano sequenza. Stoner è assolutamente un brav'uomo, che come unica impresa si affranca dalla vita di suo padre e sua madre, contadini schiavi della loro arida terra, e, inviato a studiare agraria, si appassiona invece alla letteratura inglese, pagandosi gli studi con il suo duro lavoro. Una volta ottenuto un impiego e un magro stipendio, comincia a condurre una vita senza entusiasmi, accettando ciò che il destino ha in serbo per lui, così come i suoi genitori accettavano la pioggia o la siccità. Crede di innamorarsi, con moderazione, ma sposa la donna sbagliata, Edith, che gli rende la vita un inferno. Lui resiste a tutto, e quando un vero amore gli sconvolge l'esistenza, quello per la studentessa Katherine Driscoll, non ritiene di dover rompere il primo matrimonio, anche per non creare drammi alla figlia Grace. Con la stessa volontà di sopportare il destino, resiste anche al la guerra che, per motivi assurdi, gli muove per anni Hollis Lomax, un docente suo superiore nella gerarchia accademica. Fronteggia senza contrattaccare, resiste. Ecco, Stoner incarna la resistenza alla vita, la capacità di adattarsi, di non farsi travolgere, di piegarsi al vento come una canna che però non viene sradicata. Sempre restando fedele a una onestà di fondo imperturbabile. Dalla prima all'ultima parola la scrittura leggera di John Williams ci tiene avvinti alle pagine, senza proporci mai dei colpi di scena, solo facendoci seguire giorno per giorno la vita di un uomo qualunque che in fondo ci somiglia, perché non è un eroe, ma che ci insegna anche che il segreto è non farsi turbare, perché siamo di passaggio.
STONER
Fazi
brossura, 2019
336 pagine, 10 euro
"Stoner" viene pubblicato per la prima volta nel 1965, poi una ristampa del 2003 scatena una specie di passaparola letterario e supera in breve le cinquantamila copie vendute. Bret Easton Ellis lo definisce "uno dei grandi romanzi americani del ventesimo secolo". A leggere, però, le prime dieci righe, viene da chiedersi il perché di tanto entusiasmo: "William Stoner si iscrisse all'Università del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenere un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido". In pratica, John Williams (1922-1994) riassume fin dall'inizio tutto il romanzo. Però, se solo si provano a rileggerle, ci si accorge che queste righe affascinano. Sono limpide, musicali, ipnotiche. Viene voglia di saperne di più. Perché la vita grigia del professor Stoner dovrebbe interessare qualcuno? Che cosa avrà fatto? Niente di speciale, assolutamente niente. Però, leggere la cronaca puntuale che John Williams ne fa è assolutamente irretente. Lo scrittore segue passo passo il suo protagonista e non narra niente che si svolga lontano da lui. Ci consegna una sorta di piano sequenza. Stoner è assolutamente un brav'uomo, che come unica impresa si affranca dalla vita di suo padre e sua madre, contadini schiavi della loro arida terra, e, inviato a studiare agraria, si appassiona invece alla letteratura inglese, pagandosi gli studi con il suo duro lavoro. Una volta ottenuto un impiego e un magro stipendio, comincia a condurre una vita senza entusiasmi, accettando ciò che il destino ha in serbo per lui, così come i suoi genitori accettavano la pioggia o la siccità. Crede di innamorarsi, con moderazione, ma sposa la donna sbagliata, Edith, che gli rende la vita un inferno. Lui resiste a tutto, e quando un vero amore gli sconvolge l'esistenza, quello per la studentessa Katherine Driscoll, non ritiene di dover rompere il primo matrimonio, anche per non creare drammi alla figlia Grace. Con la stessa volontà di sopportare il destino, resiste anche al la guerra che, per motivi assurdi, gli muove per anni Hollis Lomax, un docente suo superiore nella gerarchia accademica. Fronteggia senza contrattaccare, resiste. Ecco, Stoner incarna la resistenza alla vita, la capacità di adattarsi, di non farsi travolgere, di piegarsi al vento come una canna che però non viene sradicata. Sempre restando fedele a una onestà di fondo imperturbabile. Dalla prima all'ultima parola la scrittura leggera di John Williams ci tiene avvinti alle pagine, senza proporci mai dei colpi di scena, solo facendoci seguire giorno per giorno la vita di un uomo qualunque che in fondo ci somiglia, perché non è un eroe, ma che ci insegna anche che il segreto è non farsi turbare, perché siamo di passaggio.
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